Buono l’odore dei libri, purtroppo nessuno respira più

Questo il pezzo scritto nel 2007 sul Denaro quando il nostro Club Rotary Castel dell’Ovo ha conosciuto meglio e bene Mauro Giancaspro attraverso la brillante conversazione tenuta nella libreria Grimaldi  di presentazione del libro di cui si parla..

Buono l’odore dei libri, purtroppo nessuno respira più.

 

A distanza di sette anni rimane ferma la considerazione anche dopo la splendida serata alla Canottieri che lo presentato anche in una veste nuova di uomo commosso e contento per la presenza di tanti amici: il driver della sua vita è e sarà “l’odore dei libri “, nonostante l’impiego di tutti  i network ed il ricorso ai social per ” ragioni di lavoro” come egli dichiara.

 

L’economia della Campania nella pubblicazione della Banca d’Italia.

N. 15 – L’ECONOMIA DELLA CAMPANIA
Rapporto annuale, giugno 2014

Sommario dalla pagina della Banca d’Italia”

“Il 2013 è stato ancora un anno di recessione per la Campania, il sesto consecutivo; secondo le stime di Prometeia il PIL sarebbe diminuito del 2,7 per cento in volume, portando a oltre 13 punti percentuali il calo cumulato dall’avvio della crisi. Gli indicatori congiunturali hanno tuttavia smesso di peggiorare nel corso dell’anno: le imprese che hanno partecipato alle indagini campionarie della Banca d’Italia segnalano, in media, un arresto della caduta del fatturato nel 2013 e previsioni di moderata crescita per il 2014.

I segnali di ripresa risultano più diffusi nell’industria, deboli nel comparto dei servizi, assenti in quello edilizio. Nel settore industriale, il fatturato è aumentato soprattutto per le imprese con elevata propensione all’export e gli investimenti hanno mostrato una dinamica migliore rispetto agli anni recenti, seppure limitatamente alle aziende di maggiore dimensione.

Nell’edilizia, il calo di attività è stato più netto per le imprese fortemente dipendenti dalla domanda di opere pubbliche. Il settore dei servizi continua a risentire della riduzione dei consumi, solo in piccola parte compensata dalla tenuta della spesa dei turisti stranieri; lo scorso anno, più del 60 per cento delle famiglie campane ha giudicato inadeguate le proprie risorse economiche, oltre 20 punti percentuali sopra la media italiana: il dato riflette soprattutto l’alta disoccupazione e la debolezza dei salari. Vi contribuisce anche un carico fiscale che, nelle componenti legate all’autonomia impositiva degli enti locali, è superiore alla media nazionale.

Nel 2013 l’occupazione è calata di quasi l’uno per cento, nonostante la tenuta del comparto industriale. Il numero di persone occupate si situa ampiamente al di sotto del livello precedente l’avvio della crisi (-8,5 per cento sul 2007; -3,5 per cento in Italia). La ricerca attiva di lavoro continua a estendersi a fasce sempre più ampie di popolazione: lo scorso anno le persone in cerca di occupazione, pur decelerando, hanno superato le 400.000 unità. Il loro livello, come nel resto d’Italia, è pari al doppio di quello del 2007. Si è ancora ampliata, superando il 40 per cento del totale, la quota di giovani tra i 15 e i 34 anni non occupati e non coinvolti in alcuna esperienza formativa.

Nel mercato del credito la dinamica dei prestiti è rimasta negativa e si sono acuite le difficoltà di rimborso: alla fine del 2013 oltre un terzo dei prestiti erogati alle piccole imprese campane e circa un quarto di quelli erogati alle medio-grandi imprese erano classificati in sofferenza. Secondo gli intermediari bancari, la domanda di credito finalizzata al finanziamento degli investimenti è ancora diminuita, mentre è cresciuta la componente connessa alle esigenze di ristrutturazione del debito. Le banche e le imprese intervistate hanno segnalato una lieve attenuazione della restrizione nelle condizioni di accesso al credito: può avervi contribuito una migliorata situazione di liquidità, favorita anche dal rimborso dei crediti commerciali verso la Pubblica amministrazione.

Nel 2013 si è intensificato il calo dei prestiti alle famiglie; la maggiore contrazione ha riguardato sia il credito al consumo sia quello destinato all’acquisto di abitazioni. Durante la crisi è nettamente calata la quota di credito al consumo finalizzata all’acquisto di beni durevoli mentre è aumentata quella non finalizzata a specifiche spese, come i prestiti che prevedono la cessione del quinto dello stipendio e i prestiti personali.

Negli ultimi sei anni, in base alle stime di Prometeia, la riduzione del PIL campano è stata di quasi 5 punti percentuali superiore alla media italiana. Il divario si è manifestato soprattutto a partire dal 2010, in corrispondenza della ripresa della domanda estera e dell’accentuarsi della contrazione fiscale; esso si correla alla minore apertura dell’economia regionale al commercio estero e alla sua maggiore dipendenza dalla spesa pubblica.

Un più tempestivo utilizzo delle disponibilità finanziarie provenienti dai Fondi strutturali dell’Unione europea avrebbe potuto attenuare gli effetti del calo della domanda interna. Il rispetto degli ambiziosi obiettivi di potenziamento della competitività dell’economia regionale, programmati all’avvio del ciclo 2007-2013, ne avrebbe oggi rafforzato le prospettive di ripresa. Durante gli anni duemila, secondo le rilevazioni censuarie dell’Istat, il numero degli addetti alle imprese e alle istituzioni ubicate in Campania è cresciuto a ritmi inferiori rispetto al precedente decennio e meno che nella media italiana. Il divario con il resto del Paese è spiegato dal più severo impatto della crisi e dalla più intensa riduzione di addetti alle istituzioni pubbliche.

Sono tuttavia comparsi alcuni indizi di innovazione nella struttura economica regionale: il settore manifatturiero si è contratto, ma al suo interno sono aumentati sia l’incidenza delle imprese a più elevata intensità tecnologica sia la loro dimensione media. La quota di aziende esportatrici resta molto inferiore al dato italiano, ma è tornata a crescere nel periodo della crisi, così come l’incidenza delle esportazioni sul valore aggiunto industriale e complessivo. Anche se lievemente, si è ridotta la dipendenza dell’economia regionale dalla domanda pubblica.
Negli anni recenti, il calo nella spesa e nell’indebitamento degli enti locali non si è sempre associato a una peggiore qualità dei servizi. In talune aree dell’assistenza sanitaria e nel campo della gestione dei rifiuti si rileva un avvicinamento agli standard di servizio nazionali. Si tratta di progressi ancora insufficienti che vanno rafforzati ed estesi ad altri rilevanti settori. Aumentare la competitività del sistema universitario campano, oggi mediamente bassa, favorirebbe l’accumulazione di capitale umano, con effetti rivelanti sulla produttività e l’attività innovativa delle imprese e, per tali vie, sul potenziale di crescita economica della regione”

Questa la sintesi del volume pubblicato dalla banca d’Italia sulla economia della Campania nel 2013.

Il volume e’ l’ultimo delle pubblicazioni relative alle regioni e costituisce uno spaccato severo delle criticita’ presenti sul nostro territorio in specie per quanto attiene il sistema del credito, la cui entità è anche funzione del tessuto del sommerso e della economia criminale.
Un impatto non minore sugli effetti recessivi sta derivando, infin , anche dalle attività di controllo oltre che delle azioni di polizia giudiziaria. Mano a mano che le maglie si stringono fanno cadere sul campo aziende che sono costrette a ridurre il loro giro di affari ed a ridurre anche l’apporto del lavoro sommerso.
In una economia, che del sommerso sinora si è avvalsa e che costituisce in parte l’ancora di sfogo alla assenza di aziende medio grandi, queste incisive novità sono un fattore di rallentamento anche per lo sviluppo dei dati del credito. Un esempio? Basta guardare ai numeri dell’edilizia in nero degli anni passati che hanno fatto indossare alla Campania la maglia del primo della classe nel fenomeno delle unità immobiliari non accatastate e non note al fisco ed alla Agenzia del territorio. Quel fenomeno appare oggi più sotto controllo.
Viene il tempo e il momento del rispetto delle regole e delle leggi che quando eluse favoriscono solo aree non legali della società. Tutto ciò, in uno anche con le nuove regole della tracciabilità, che nel nostro territorio hanno determinato un freno non lieve alla circolazione delle masse monetarie piccole e grandi, dà luogo ad un fenomeno sul quale riflettere per indurre il sistema a valutare le conseguenze iniziali connesse al recepimento graduale di vaccini nuovi dati dal progressivo adeguamento delle regole.
La lettura di alcuni testi presenti sul sito della Banca d’Italia, sotto ripresi in sintesi, proprio sulle cause del freno allo sviluppo e del freno al credito nelle nostre regioni dovrebbe indurre ad individuare controindicazioni temporanee per mitigare effetti specifici del nostro territorio che si aggiungono a quelli delle insufficienze primarie connesse all’economia ed ai mercati comuni a tutto il territorio nazionale.

Tema di discussione n. 868, aprile 2012 Paolo Pinotti Università Bocconi e Banca d’Italia
I COSTI ECONOMICI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: EVIDENZE DALL’ITALIA MERIDIONALE

“Il lavoro analizza la relazione tra criminalità organizzata e sviluppo economico in Italia dal dopoguerra a oggi. Come principale indicatore della presenza di organizzazioni criminali si utilizzano le denunce per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis del codice penale) in rapporto alla popolazione.
Tali dati evidenziano che, all’interno dello stesso Mezzogiorno, coesistono regioni alquanto diverse in termini di radicamento e dinamica della criminalità organizzata. Mentre le organizzazioni mafiose condizionano lo sviluppo di Sicilia, Campania e Calabria sin dal periodo preunitario, la loro presenza in Puglia e Basilicata si intensifica solo negli ultimi decenni del secolo scorso, a seguito di una serie di avvenimenti in larga parte indipendenti dal contesto socio-economico delle due regioni e riconducibili piuttosto alla contiguità territoriale con le aree di tradizionale insediamento. Il lavoro utilizza questa discontinuità temporale per identificare i costi economici imposti dalla criminalità organizzata. omissis

In particolare, si confronta la serie storica del PIL pro-capite effettivamente osservato in Puglia e Basilicata dal dopoguerra a oggi con la media ponderata della stessa variabile nelle regioni italiane in cui la presenza delle organizzazioni criminali non ha assunto carattere endemico. Omissis

Tema di discussione n. 646, novembre 2007

L’ECONOMIA SOMMERSA COME FRENO ALLO SVILUPPO FINANZIARIO: INDICAZIONI DAL MERCATO DEL CREDITO IN ITALIA
Giorgio Gobbi (Banca d’Italia) e Roberta Zizza (Banca d’Italia) abstract

“L’esclusione dai mercati finanziari ufficiali è annoverata tra i costi che ricadono sulle imprese appartenenti al settore informale. Per accedere ai mercati creditizi, infatti, gli imprenditori devono trasmettere agli intermediari informazioni credibili sulla loro attività. L’assenza di un’adeguata documentazione contabile, o anche soltanto una sua contraffazione nel caso di unità parzialmente regolari, ostacola il reperimento di finanziamenti esterni.

Analogamente, i lavoratori irregolari incontrano difficoltà a documentare la loro capacità di sostenere gli oneri derivanti dall’accensione di un mutuo o dal ricorso al credito al consumo. Anche la diffusione di altri servizi bancari, quali l’utilizzo di mezzi di pagamento diversi dal contante, è minore in aree contrassegnate da un’elevata incidenza dell’economia sommersa.
La bassa domanda di servizi finanziari indotta dal ricorso al lavoro irregolare può frenare l’espansione delle strutture di offerta, come ad esempio l’apertura di sportelli bancari, e limitare il numero di operatori presenti sul mercato, con ripercussioni negative anche sul settore regolare dell’economia.
Questo lavoro fornisce una stima dell’impatto delle attività sommerse sul volume dei prestiti, utilizzando dati relativi ai mercati locali del credito in Italia nel periodo 1995-2003
I risultati confermano l’esistenza di una correlazione fortemente negativa, a livello regionale e provinciale, tra l’incidenza del credito sul valore aggiunto e il peso del lavoro irregolare nel settore privato. La dimensione dell’economia sommersa ha un impatto negativo sia sul volume di finanziamenti alle imprese, sia sui prestiti concessi alle famiglie. A un aumento di un punto percentuale della quota dell’occupazione irregolare su quella totale corrisponde un calo di circa due punti percentuali del rapporto tra il credito alle imprese e il valore aggiunto e di circa 0,3 punti percentuali dell’analogo rapporto calcolato utilizzando il credito alle famiglie. Risultati simili si ottengono per i prestiti concessi dalle società finanziarie specializzate nel leasing, nel factoring e nel credito al consumo.
. Le stime econometriche indicano che le decisioni di entrata delle banche in un mercato locale del credito, misurate in termini di apertura di nuovi sportelli, sono influenzate dalla diffusione del lavoro irregolare. Una diminuzione del tasso di occupazione irregolare di un punto percentuale si tradurrebbe in media in circa tre nuovi sportelli per provincia”

Dal volume “Mezzogiorno e Politiche Regionali” seminario 2009
LEGALITÀ E CREDITO:DISECONOMIE AMBIENTALI
5. Legalità e credito: l’impatto della criminalità sui prestiti alle imprese
Emilia Bonaccorsi di Patti ………………………………………………………………………………….. 165 e seguenti.
• http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/ecore/2014/analisi_s-r/1415_campania
o Testo pdf 3 MB

Le poesie di Franco Pecora

LE POESIE DI FRANCO PECORA
Poeta in erba

Al compimento dei suoi 89 anni festeggiato da tutta la famiglia.

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A pagina 8 del giornale “Confidenze” del 17 giugno 2014 si legge la poesia “ IL BORGO”.poesia il Borgo di Franco Pecora pubblicata dal giornale Confidenze 001

A pagina 8 del giornale “Confidenze” del 17 giugno 2014 si legge la poesia “  IL BORGO”.

La poesia il “Borgo” ha un sapore ed un valore particolare. I suoi contenuti ci rimandano con la memoria alle immagini di qualche anno fa quando tutti i paesini, e questo in particolare dal nome di Agropoli, oggetti incancellabili della nostra mente e dei nostri ricordi, erano carichi di odori, di aria fresca, di respiri salubri e di profonde emozioni legate alla vista che offrivano fatta di squarci secolari, di cornici radiose di sole, di luce e di tanto mare.

Mare cilentano, mare di scogli, mare di profondità azzurre trafitte dai raggi del sole che egli ben conosce ed apprezza, perché chi ha scritto “il Borgo” è stato nei suoi anni giovanili un escursionista dei fondali che intorno ad Agropoli erano ricchi di pesci da inseguire, cacciare e portare in cucina e poi sulle tavole.

Forse per apprezzare di più il senso e l’intensità delle emozioni che traspaiono occorrerebbe conoscere questo giovane poeta dalla “severa età di anni 92” che da giovane si dilettava di pittura e che da qualche anno con mano ferma , scrittura precisa, puntuale, senza errori e senza incertezze, si diletta nell’arte più antica per affidare ai giovani messaggi e stimoli e per allietare nelle serate invernali , ma ancor di più, nelle serate estive, all’interno del suo meraviglioso giardino di Villa dei Leoni in Agropoli, la ricca cerchia dei familiari che ne ammira l’entusiasmo, le capacità e la grande vitalità intellettuale.

Alla luce di queste brevi note si può veramente capire cosa egli attraverso queste immagini e queste pennellate intende affidare alle future generazioni ed a noi tutti e quanto egli ha fissato nei cassetti della sua memoria che di tanto in tanto si aprono per riportare ad oggi eventi e sensazioni di alcuni decenni fa.

Grazie Franco.

Il Convegno sulla corruzione del Gruppo Legalità della Chiesa del Gesu

Guarire dalla corruzione: incontro/ dibattito

A chiusura delle iniziative dell’anno il “Gruppo Legalità”, del Centro Culturale della Chiesa del Gesù Nuovo (vedi www.gesunuovo.it ), ha organizzato per il giorno 13 prossimo il convegno che si terrà nell’annessa sala Valeriano ; sarà questo l’ultimo di una serie di incontri nei quali sono state sono affrontate e dibattute delicate tematiche con lo scopo di dare un contributo alla società civile ed anche alla nostra città.

Della “corruzione” tema del momento, per le vicende che ogni giorno si leggono e che disgustano la opinione pubblica, gli onesti e i benpensanti, parleranno autorevoli civils servants portatori di idee qualificate capaci di affrontare un argomento a cui la politica da anni non riesce a dare una svolta definitiva e per il quale non riesce a rassicurare non solo i suoi cittadini ma anche i paesi dell’Europa e di oltre oceano.

La “corruzione” non è solo questione di legislazione, condizione peraltro da anni sollecitata all’Italia da istituzioni mondiali ed europee ( ONU, FMI, Commissione Europea etc ), ma soprattutto di approccio culturale e morale della società che deve recuperare i valori della normalità e dell’etica a fondamento del contesto ambientale e socio economico nel quale devono muoversi gli apparati della pubblica amministrazione , quelli delle imprese e i cittadini tutti; nel quale occorre interagire ed operare alla luce del sole e con trasparenza.

Non sono bastati né bastano i codici etici adottati dalle organizzazioni di categoria d’impresa e delle professioni, né sembrano aver eretto argini idonei alcune legislazioni speciali e le più che elefantiache strutture di governance disseminate in ogni dove che pesano sui conti economici delle aziende e della pubblica amministrazione.

Il contrasto più determinato alla sua diffusione è stato solo di recente la conseguenza di forti ed incisive iniziative giudiziarie che hanno sollevato l’indignazione della pubblica opinione.

Non è un caso che il titolo del convegno sia stato focalizzato sulla parola “guarigione”, sulla guarigione cioè da un morbo, da una malattia endemica che prima di essere un elemento di debolezza strutturale del sistema politico è il sintomo di un malessere diffuso della società contaminata da anni di malcostume e di cattivi esempi non solo della politica.

Non vi è giorno dell’anno in cui le cronache giornalistiche e televisive non siano costrette a trattare vicende di malaffare.

La corruzione Inquina l’economia, i rapporti sociali, incide sulla valutazione che dell’Italia si fa da parte dei mercati internazionali, tanto da relegare il nostro paese da anni nei posti di retroguardia nella graduatoria della “Trasparency International” ( nel 2011 al 69 posto ) e da disincentivare gli investimenti dei fondi e delle imprese dei paesi esteri preoccupati della gestione di una complessità che, pur presente anche nei loro contesti, è però da noi a livelli a dir poco inaccettabili. Gli investimenti esteri in Italia hanno raggiunto il punto più basso, dopo l’anno mirabilis del 2007 in cui riuscimmo ad aggiudicarci 44 miliardi di risorse.

Il convegno arriva a valle del secondo anno di impegno del “ Gruppo Culturale ” che ha fatto della legalità e dei messaggi necessari ad suo ripristino un obiettivo che, come si capisce dalla locandina, è anche culturale, informativo e formativo, da diffondere tra i giovani, da far coltivare persino con lo studio e l’approfondimento di materie e discipline ad essa funzionali e persino nelle aule universitarie. Nella facoltà di Economia si è al secondo anno di corsi specifici sul tema della legalità organizzati dal Prof. Vona.

La presenza dell’ex Rettore dell’Università della Federico II, Prof Marrelli, cultore da sempre della materia, il profilo del Magistrato Cantone , che non ha bisogno di presentazione e che, a ragione del suo percorso professionale e del suo impegno di magistrato sul fronte della lotta alla criminalità , oggi ricopre la carica più importante nella Autority dell’Anticorruzione, la presenza del Vice Presidente della Camera dei deputati de Maio, portatore all’interno del gruppo in cui politicamente milita dei valori della legalità, danno all’incontro un significato ed un risalto particolare.

Ad introdurre il tema sarà Padre Liberti, che del gruppo legalità, in ragione della sua mission pastorale, è vivace e saggio stimolatore; a coordinare l’interessante parterre concorrerà il giornalista di SkyTV Chiariello, a concludere i lavori il Magistrato Conzo della DDA della Procura di Napoli, anch’egli strenuamente impegnato sul fronte della lotta alla criminalità organizzata.

Non è questa la sede per dare notizie tecniche ; qualche dato può però accendere stimoli e curiosità. Nel 2012 l’Italia è passata dal 69 al 72 posto nella graduatoria della Corruption Perception Index di Transparency International, dopo il Ghana e la Macedonia. Analoga percezione è espressa dagli indicatori della Banca Mondiale (Rating of control of corruption RCC). In circa 60 miliardi di euro all’anno vengono stimati dalla Corte dei Conti i danni economici arrecati alla Pubblica amministrazione dalla corruzione (relazione anno giudiziario 2012); nel 16% è stata stimata la perdita degli investimenti dall’estero negli ultimi 5 anni.

Il presidente del Senato Grasso al suo primo giorno di mandato parlamentare ha depositato un disegno di legge in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e riciclaggio con questa introduzione : “Onorevoli Senatori, la lotta alla corruzione è diventata una priorità nelle agende politiche internazionali, anche per effetto della profonda crisi che coinvolge le più avanzate economie mondiali: il diffondersi delle prassi corruttive, minando la fiducia dei mercati e delle imprese, determina, tra i suoi molteplici effetti, una perdita di competitività.. omissis”.

Pur dopo la adozione nel 2012 da parte del Governo Monti di una normativa generale egli ha sentito ed avvertito l’esigenza di concorrere alla risoluzione di in tema politico primario; nella sua funzione di magistrato inquirente e nella successiva posizione di Procuratore Nazionale Antimafia he speso energie su singole situazioni, senza poter incidere più di tanto a livello generale .

Viene da chiedersi come mai non sia stato possibile affrontare, nel ventennio della seconda Repubblica, la cura radicale di una malattia che sembrava debellata agli inizia degli anni 90. Certamente il Convegno potrà dare tante risposte . Una cosa è certa: è ora di voltare pagina. Parlarne e dibatterne è solo un buon inizio di terapia.

locandina 2

Federico d’aniello

 

Comune di Napoli

il golfo più bello del mondo
il golfo più bello del mondo

Al solo scopo di non addentrarsi in complesse analisi ed argomentazioni si  acclude qui di seguito, per la lettura di quanti ne hanno voglia e curiosità, la relazione della Corte dei Conti che dà modo di fare, in ogni caso, alcune banali riflessioni. I numeri emersi sia nella documentazione dell’Ente che in quella esaminata dalla Corte dicono che da anni il Comune di Napoli versava in situazione di palese difficoltà di natura economica, di natura finanziaria e di natura patrimoniale. Relativamente al terzo segmento di natura patrimoniale/immobiliare, contrassegnato da una sopravvalutazione dei beni posseduti incapaci non solo  di produrre reddito  ma capaci di produrre solo costi e spese, se ne  ha conferma con la difficoltà di smobilizzo dei beni  non tanto perchè il mercato non risponde ma perché le  valutazioni appaiono  al di sopra del valore commerciale tanto più in un momento di caduta della domanda.  Il piano di rientro costruito anche sulla possibilità di fare cassa con la vendita dei beni , una volta radiato l’immane cespite dei residui attivi serviti  negli anni passati a generare gli equilibri della fase finanziaria ed economica, ritrova proprio in questa rappresentazione contabile uno dei punti di debolezza dell’intero progetto di riequilibrio, oltre che nella  mancate  decise iniziative concernenti il mondo delle aziende partecipate.  Questi i due macigni che pesano di più; sugli altri aspetti del progetto si può trovare una soluzione conveniente e si possono, con le politiche fiscali locali, proporre rimedi accettabili. Su questi due fonti l’amministrazione dovrà sicuramente ricucire con la Corte dei Conti.  Sarà chiamata ad un duro impegno.

Ciò detto, va  però svolta una considerazione di buon senso che ogni cittadino comune non può non fare.

Ma negli anni passati, non in quelli della amministrazione attuale cioè di De Magistris, gli Organi di Controllo, interni ed esterni, le funzioni responsabili dell’Ente dove erano ? cosa facevano ? cosa hanno fatto ?  E’ mai possibile che si debba arrivare ad un punto di non ritorno senza considerare le pesanti responsabilità di ordine amministrativo, politico, civilistico che appartengono a tutta la struttura di governance dell’Ente e degli organi preposti alle fasi di revisione interni ed esterni ?

La città si deve interrogare non solo sul futuro e su cosa potrà succedere, ma ancor di più sul passato  che consegna una ennesima brutta pagina alla storia.

 

 

na_corte_conti (1) Comune di Napoli (1) word

 

Outlook Italia nelle previsioni dell’OCSE

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Questo il grafico nell’Outlook Italia che tenteremo di commentare insieme ad altri per meglio rappresentare la situazione del nostro paese. L’Italia è il paese all’estrema sinistra rappresentata con un valore leggermente negativo o pari a zero nella media degli ultimi 10 anni.

l’OCSE ha  presentato il nuovo rapporto suggerito dall’emergere di errori previsionali nei quali è incorsa . Si segnala  il link dell’OCSE attraverso il quale si può accedere alla documentazione economica e tecnica per la lettura delle previsioni economiche. Il testo che segue tradotto da scrive è contenuto nella comunicazione Ocse con la quale è stato presentato il tema.

“La crisi economica ha offerto l’occasione per predisporre nuove metodologie per affrontare le previsioni. L’estrema volatilità registrata durante la crisi finanziaria globale ha complicato le previsioni economiche, inducendo ad  errori che sottolineano la necessità di migliori metodi e modelli e di nuovi approcci per metter in piedi e presentare le proiezioni : questo è quanto emerge dal rapporto dell’OCSE .

Le previsioni dell’OCSE durante e dopo la crisi finanziaria : un post- mortem dice che  le proiezioni economiche dell’Organizzazione hanno sotto valutato la profondità del crollo delle attività nel 2008 -09 e sovra- stimato il ritmo della ripresa negli ultimi anni. Il grado di errori di previsione osservato nel periodo 2007-12 è di dimensioni simili a quello visto intorno al primo shock petrolifero nel 1970

Il rapporto dell’OCSE analizza i fattori chiave che hanno prodotto gli errori di previsione traendo insegnamenti che possono essere utilizzati per migliorare le nuove previsioni e le analisi. “Abbiamo imparato molto dalla crisi ” ha detto il capo economista dell’OCSE Pier Carlo Padoan durante un evento di lancio  a Londra con la London School of Economics . “Abbiamo preso misure per migliorare i modelli di previsione a breve termine , per la costruzione di migliori indicatori delle condizioni finanziarie e per esplorare i rischi intorno le nostre previsioni  con un metodo più sistematico “, ha detto Padoan .L’analisi delle previsioni offre nuovi indizi su come la crisi economica globale ha influenzato i diversi paesi. Errori di previsione sono stati più grandi nelle economie più aperte  in termini di commercio e  finanza ed indicato che la globalizzazione ha aumentato l’esposizione a shock esterni e reso i paesi più connessi rispetto al passato Errori nelle proiezioni economiche sono stati  più grandi nei paesi con le norme del mercato del lavoro e del prodotto più rigorose nella fase pre-crisi , che hanno opposto  una resistenza più debole rispetto a quella delle economie più liberalizzate. I grandi e negativi degli errori sulla crescita, nei paesi con sistemi bancari deboli , confermano che ai fattori finanziari deve essere dato più peso nei modelli economici. ” L’approfondimento della crisi della zona euro del  debito sovrano ci ha colto di sorpresa, perché c’è stato un feedback più forte del previsto tra le banche e le debolezze del debito sovrano , e questo ha influenzato la sovrastima della crescita proiettata durante le prime fasi della ripresa. Forti accuse al  il consolidamento fiscale sono state mosse da alcuni  paesi per le conseguenze di una crescita più debole del previsto ; ma l’OCSE ritiene che questo possa valere solo in alcuni anni  e solo  sino a quando la Grecia sarà inclusa nell’analisi . ” L’OCSE non sottovaluta i moltiplicatori fiscali “, ha detto Padoan .”E ‘stata la supposizione ripetuta sul fatto che la crisi dell’euro si sarebbe diluita nel tempo  e che i differenziali di rendimento dei titoli sovrani si sarebbero ristretti la più importante fonte di errore . “La revisione delle previsioni è parte di un più ampio sforzo dell’OCSE per capire meglio la crisi globale e per usare le stesse come fonte per lo sviluppo di nuovi approcci alle sfide economiche”.

.http://www.oecd.org/eco/outlook/oecd-forecasts-during-and-after-the-financial-crisis-a-post-mortem.htm

Per maggiori informazioni , contattare l’ Ufficio stampa OCSE ( +33 1 4524 9700 )

Le immagini di Castel dell'Ovo dalla sala Posillipo del Royal sede del Club
la visione notturna

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Sei anni passati “invano”.

Commento ai dati del Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia di Febbraio contenente gli Indicatori monetari e finanziari al 31 12 2012. ( vedi sub link). Confronto di alcune voci con le analoghe al 31 12 2006.

Sei anni passati inutilmente senza crescita e senza aver assorbito neppure il deterioramento nominale della svalutazione, senza inglobare le rendite attese. I dati in molti casi sono addirittura peggiorati. La spiegazione macroeconomica  appartiene agli addetti ai lavori. Qui si fa solo una constatazione che rileva una severa  stasi dell’economia finanziaria che fa il pari con quella dell’economia reale.

 Le voci dei settori Istituzionali riguardano:  Società non finanziarie; Istituzioni finanziarie monetarie; Altri intermediari finanziari; Ausiliari finanziari; Imprese di assicurazione; Amministrazione pubblica: centrale e locale; Enti di Previdenza e assistenza; Famiglie e istituzioni senza scopo di lucro; Resto del Mondo; Totale.

Le voci degli strumenti finanziari sono  : Oro, monete e DSP; biglietti, monete e depositi a vista; altri depositi; titoli a breve termine; titoli a medio e lungo termine; derivati; prestiti a breve termine; prestiti a medio e lungo termine; azioni e altre partecipazioni; riserve tecniche di assicurazione; altri conti e dpositi ; totale

I dati più significativi.

Imprese

Le attività finanziarie del sistema delle imprese diminuiscono complessivamente di € 94 miliardi. La caduta maggiore si ha nelle voci dell’attivo per partecipazioni che passa da 811 del 2006 a 480 del 2012, segno di uno smobilizzo degli investimenti in assets patrimoniali di capitale a fronte di un rallentamento nella riscossione dei crediti che passano da 388  del 2006 a 647 del 2012.

Aumentano di ben 260 miliardi  le passività passate da € miliardi 3151 ( del 30 12 2006) a € miliardi 3411 ( del 30 12 2012).  L’aumento si registra per intero nella voce “altri conti attivi e passivi per crediti commerciali” segno di una maggiore tensione nelle poste debitorie in generale.

Sistema bancario e finanziario

Il sistema bancario e finanziario a fronte di una crescita dell’attivo di € 1461 miliardi vede aumentare il passivo di soli 875€ miliardi. La raccolta tradizionale e di altro genere tende a fermarsi; il deficit di provvista alla data del 31 12 2012 è di ben 526 miliardi. Questa una delle ragioni per le quali il credito bancario diventa sempre più scarso; ragione che si somma alle conseguenze del rigore delle regole sul patrimonio  di Basilea II e di Basilea III.

Un approfondimento della voce fa emergere una crescita di soli 352 miliardi di € dei prestiti a medio e lungo termine, a fronte di quella di soli 242 miliardi nei depositi attivi   , ( riserve di liquidità  mantenute in parcheggio e non impiegate) e di un aumento di 733 € miliardi nei titoli a medio e lungo termine passati da 326 a 1056, parte dei quali destinati all’assorbimento dei titoli del debito pubblico ( per circa 240 miliardi detenuti dalle  banche )

Il sistema bancario, dopo lo schok del 2008 , presenta un deficit di raccolta e mantiene cauta la politica degli impieghi dai quali è più difficile, per numerose ragioni ed in caso di crisi, attivare un rientro rapido cosa invece possibile, anche a rischio di perdite economiche, per i titoli.

Pubblica amministrazione

Naturalmente cresce di ben 469 € miliardi il debito pubblico delle amministrazioni centrali e di 44 miliardi quello delle amministrazioni locali. Una crecita di quasi 100 miliardi all’anno a cagione della voce degli interessi oltre che per la copertura del disavanzo annuo, nonostante manovre fiscali che in soli quattro anni   , periodo 2007/2011,  hanno portato alle casse dello Stato + 326 miliardi. 

C’è da chiedersi ragionevolmente come siano state allocate tante risorse e quali destinazioni abbiano avuto. Se parte di esse si  fosse tradotta in investimenti stabili e produttivi la situazione raccontata sarebbe potuta apparire leggermente diversa.

Settore famiglie ed Istituzioni senza scopo di lucro

Si mantiene stabile, quindi senza crescita, il saldo delle attività finanziarie e dei depositi del settore famiglia e istituzioni senza scopo di lucro, sempre consistente, pari a 3716 (ex 3676),  che  in ogni caso non capitalizza neppure il tasso di svalutazione e della rendita finanziaria;  di converso cresce il dato del debito ora di € miliardi 930 ( ex 680) che , pur mantenendosi tra i più bassi del sistema Europa, aumenta di 250 miliardi di Euro. La crescita si concentra per lo più nella voce prestiti a medio e lungo termine; il che può essere indicativo del ricorso a mutui per l’acquisto di immobili e di case per uso di abitazione.

Assicurazioni ed Enti di Previdenza ed assistenza

Assolutamente piatte le cifre delle attività di € miliardi 568 ( ex 596 ) e delle passività pari a 653 miliardi di € ( ex 650 ), indicative entrambi di una mancata crescita del settore, che esprime il suo grado di concretezza proprio attraverso le cifre della finanza; del tutto insignificanti i valori degli Enti di Previdenza ed assistenza che non superano i 197 miliardi ( attività al 31 12 2012) ex 153 (al 31 12 2006), segno del fatto che poco la Previdenza Privata contribuisce al sostegno del regime pensionistico, diversamente da quanto accade nei restanti paesi dell’OCSE.[1]

Qualche nota di commento a fronte dell’arido linguaggio dei numeri non guasta.

Quali conclusioni, sia pure affrettatamente, si possono trarre ?  Il sistema Italia è fermo non solo nel Pil che ha avuto una decrescita di qualche centinaia di milardi nell’ultimo decennio ; lo è anche  in tutti i dati di caratterizzazione delle dinamiche economiche cosi come nella produttività, nell’efficienza ed altro.

Non crescono del pari  i dati derivati della finanza apparsi discosti da quelli di altri paesi europei che non si presentano con  numeri cosi  severi, non in regressione e neppure stazionari se non nei quattro paesi sotto sorveglianza: Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo.  Di fatto si può dire che nel sistema finanziario Italia  c’è stata una decrescita pari almeno al 10% corrispondente  ad una svalutazione media dell’1,5°% sui sei anni sotto osservazione.

A fronte della decrescita dell’attivo si è avuta invece una crescita nei debiti: nelle imprese di 260 miliardi e cosi per i debiti del sistema privato, aumentati di altrettanto; i debiti del settore pubblico sono cresciuti del doppio, per una cifra vicina ai 500miliardi. Il tutto dà un dato complessivo di circa 1000 miliardi di debiti in più per tutto il sistema Italia rispetto al 31 12 2006.

Sarebbe bene che i commentatori politici impegnati , la stampa , gli economisti traessero le debite conseguenze e spiegassero un po’ a tutti gli italiani, nessuno escluso ed anche a chi è più capace di una lettura consapevole, che una situazione che si arrocca nella difesa ad oltranza dello statu quo è destinata prima o poi ad un tonfo precipitoso evitato drammaticamente non meno di due anni fa. E’ questo tra l’altro uno dei dati più critici che ci viene rimproverato, e non a torto, dall’Europa che, nel decennio passato, non è stata troppo attenta nel controllo dei parametri e su tante altre condizioni. La sola crescita del debito in Italia di certo non è stato un fattore di sviluppo, visto l’andamento della economia reale di questi anni. Quel che conta nel debito è, infatti, la natura della spesa sottesa . Nei casi virtuosi la spesa può ben esserci anche  legata ad un debito, come da anni si sostiene pur di  forzare i vincoli che ci vengono dall’Europa, se procura investimenti e pone le basi per una crescita ed un  sano sviluppo.

Sembra pertanto alquanto ottimistico il clima che si tende a creare con il richiamo alla modesta ripresa del Pil dell’ 0,4%/0,6% prevista per il 2014, ripresa che viene indicata come  giro di boa. E’ pur sempre un buon inizio ma è solo un  segnale flebile.

Il Ministro dell’economia che è persona di livello ha giustamente indossato il vestito della politica; forse deve recuperare con più determinazione anche quello del  suo ruolo di gran commis della Banca d’Italia, che ben conosce i dati, perché altrimenti in futuro rischierà di essere accostato ad un suo  predecessore che solo qualche anno fa negava la dura evidenza.

Non è solo con i pannicelli caldi che la situazione può essere sistemata.

L’Italia ha bisogno di ben altre scosse che forse  in questa fase non sono ancora possibili.  Ma va detto chiaramente agli italiani declinando anche i perchè. Forse le larghe intese non solo non favoriscono decisioni severe ma indeboliscono anche le iniziative serie che stavano timidamente anticipando segnali di cambiamento.[2] E’ noto ed arcinoto che il problema delle risorse in Italia ha tre punti nodali , recentemente  diventati anche argomento reiterato dei talk show: corruzione, economia sommersa ed evasione fiscale.  Fenomeni che alimentano risorse insane che incidono negativamente sulla finanza sana e sul riequilibrio delle finanze pubbliche.

Vanno affrontati come nodi strutturali prioritari.  Subito dopo, ma solo dopo, si possono anche agganciare  i grandi temi della riorganizzazione della società e dell’economia : tanti. I primi se non affrontati hanno il potere di generare a cascata un comodo alibi per quanti non intendono incidere con vigore sul tessuto organizzativo del nostro sistema sociale.

L’OCSE e le altre Istituzioni Europee ed Internazionali ci segnalano questi aspetti da anni ed in continuazione. I dati sono ormai arcinoti. Quanti  Italiani lo sanno ?

La lettura dei documenti Banca d’Italia che di fatto rassegnano la caduta del nostro sistema economico con l’esplosione dei dati non è operazione facile; una semplificazione descrittiva come quella che si sta tentando su queste pagine con il commento dei numeri più significativi potrebbe essere di aiuto e far capire ai cittadini la reale situazione del paese.

Le medicine da somministrare all’ammalato sono amare. Vanno date prima che  muoia ed in tempo. L’Italia è già in forte ritardo.

Ce lo ha ricordato di recente anche il Quarterly Outlook  della Commissione Europea:” I prossimi dieci anni saranno severi senza riforme che incidono sulla struttura della società “. Le riforme di cui si parla non riguardano, tra l’altro, pochi o determinati settori; sono di natura trasversale e riguardano il  tessuto complessivo  che non può più portare addosso  “se non nell’ottica di una solidarietà equa ” area di inefficienza, di improduttività ed a basso valore aggiunto” , aree di monopolio e  lobbysmi di ogni genere ora non più occulti ma portati ogni giorno alla luce del sole .

Il metro di confronto non sta dentro il territorio nazionale  ma nello spazio sovranazionale. E da qui occorre partire.

Link al volume della banca d’Italia

http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/pimecf/2014/sb07_14/suppl_07_14.pdf


[1] In altra occasione commenteremo i dati dei fondi Privati nei paesi dell’OCSE

[2] Non è un caso la presa di posizione del Sost. Procuratore della Repubblica di Milano , dott Greco, all’assise finanziaria in svizzera sul tema dell’autoriciclaggio tema sul quale lavora da un anno per incarico del Governo: “ autoriciclaggio  sparito dal tema della voluntary disclosure”. http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2014-02-04/greco-autoriciclaggio-sparito-dl-voluntary-speriamo-dl-sicurezza-163854.shtml?uuid=ABNiERu&fromSearch.

permalink  http://federda.wordpress.com/2014/02/06/sei-anni-passati-invano

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I numeri non sono “chiacchiere”. Il disavanzo Patrimoniale reale dell’Italia e le sue conseguenze sul piano della giustizia sociale

Alla luce del pezzo di Valentina Melis, sul sole 24 ore del 27 1( vedi link qui sotto indicato) occorre fare delle rettifiche al dato di 450 miliardi  di deficit patrimoniale verso l’estero di qualche giorno fa. Esso, infatti, è legato ai valori ufficiali e noti dei flussi finanziari rilevati dalle statistiche della Banca d’Italia e non anche a quelli che lo studio citato determina con riferimento anche alle altre attività “nascoste”.  (  per ogni utile approfondimento http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_97). Almeno duecento miliardi, dice la Melis, rappresentati da nostri assets sui quali gli italiani continuano a non pagare le tasse. Basterebbero quelle tasse per risolvere tanti problemi di risorse che non si riescono a recuperare. Torna attuale il tema dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale fattori sui quali  20 anni di buon governo sembrano non aver prodotto nulla o quasi  al punto da far invocare alla Camusso il ricorso ad una patrimoniale e da far considerare prioritario nell’agenda di governo il tema delle pensioni come ancora di salvataggio per le dissestate casse della Pubblica amministrazione. Il saccheggio sistematico, fatto di alta ed ingegnosa alchimia, che ha prodotto un più 469 miliardi di passività dello Stato in appena 6 anni di governo ( € 2091  milioni-al 31 12 2012- contro  €1622 al 31 12 1996 come da statistiche Bollettino di Vigilanza del mese di febbraio n 6), avrà pur drenato risorse verso aree sbagliate tanto da aver prodotto le diseguaglianze note e le ingiustizie tra chi ha sempre osservato i suoi doveri di cittadino e chi si è arricchito “ proprio e solo” attraverso lo strumento elusivo ed evasivo. Forse questo dovrebbe essere l’unico tema sul quale concentrare l’iniziativa di Governo per dare fiducia agli Italiani onesti e veder ristabilito un nuovo ordine sociale. Ma sarà molto difficile sino a quando l’asticella verrà alzata solo per parlare di pensioni ingiuste , di legge elettorale , di  nuovi assetti dei partiti e di tante altre cose con le quali le televisioni per intere giornate assillano la buona pace degli Italiani e disorientano le famiglie.

 

Sole 24 ore Articolo di Valentina Melis

Caccia al rimpatrio di 200 miliardi di euro.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-01-27/caccia-200-miliardi-nascosti-064154.shtml

 

Caccia al rimpatrio di 200 miliardi di euro. È la stima (secondo alcuni per difetto) dei capitali “occultati” all’estero dagli italiani (si veda Il Sole 24 Ore del Lunedì del 28 ottobre). Questa dunque, la torta presunta su cui si dovranno recuperare le imposte evase e le sanzioni (anche se ridotte) a carico dei contribuenti che aderiranno alla voluntary disclosure. La stima delle ricchezze oltre confine si basa su uno studio della Banca d’Italia del 2011  («Alla ricerca dei capitali perduti: una stima delle attività all’estero non dichiarate dagli italiani», di Valeria Pellegrini ed Enrico Tosti), che quantifica tra 124 e 194 miliardi di euro i capitali sotto forma di titoli di portafoglio (fondi, azioni, obbligazioni) detenuti all’estero prima dell’ultimo scudo fiscale del 2009-2010. Secondo lo stesso studio, valevano 60 miliardi i titoli in portafoglio poi regolarizzati con lo scudo. Aggiungendo le altre tipologie di ricchezza (denaro contante, depositi in conto corrente, immobili) che si possono desumere dalla composizione dei 97 miliardi di euro rientrati con l’ultimo scudo, si arriva a stimare le attività non dichiarate in una forchetta tra 157 e 197 miliardi di euro. Una fotografia delle ricchezze all’estero che sono invece già in regola con il Fisco arriva dalle statistiche del Dipartimento delle Finanze. Il dato più aggiornato riguarda le dichiarazioni dei redditi 2012, riferite ai redditi 2011, e parlano di un “tesoretto” di appena 35 miliardi. ( dato ufficiale desunto dalle dichiarazioni dei redditi ) È una somma che riguarda gli investimenti all’estero, monitorati tramite il quadro RW, e i beni mobili e immobili oltre confine indicati dai contribuenti nel quadro RM delle dichiarazioni per il pagamento dell’Ivie (imposta sul valore degli immobili situati all’estero) e dell’Ivafe (imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero). I conti correnti e depositi esteri valgono 3,6 miliardi e sono stati dichiarati da 42.966 contribuenti. Le attività finanziarie estere valgono 12,8 miliardi. Sono più di 103mila, poi, i contribuenti che hanno denunciato al Fisco di avere una casa, un appartamento o un terreno all’estero. Il valore totale del patrimonio immobiliare degli italiani all’estero è di 17,2 miliardi (mediamente il valore degli immobili si attesta sui 166mila euro).

 

Link al volume della Banca d’Italia : Questioni di economia e finanza Luglio 2011 n. 97 Autori  Valerio Pellegrini e Enrico Tosti

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_97

 

Qualche considerazione sulla tenuta della nostra bilancia dei pagamenti e sulla posizione patrimoniale sull’estero.

Qualche considerazione sulla tenuta della nostra bilancia dei pagamenti e sulla posizione patrimoniale sull’estero.

 

E’ appena uscito il supplemento al bollettino statistico degli indicatori monetari e finanziari della Banca d’Italia. Il periodo sotto osservazione è l’anno: dodici mesi, da novembre 2012 a novembre 2013.

Non è fuor di luogo di tanto in tanto far conoscere  ai cittadini , e possibilmente commentarli,   alcuni dei dati positivi della economia nazionale ed internazionale , non certo per generare facili ottimismi ma solo per lumeggiare alcuni punti di forza del nostro paese  da valorizzare , aiutando a far crescere le imprese che producono i  buoni risultati che contribuiscono ad aiutare la nostra fragile economia.

Lavorare sui punti di forza costituisce una della indicazioni antiche ma sempre valide ed attuali che , tra l’altro,  sentiamo ripeterci  dalle società di consulenza strategica non solo per agire con più efficacia e nei tempi brevi ma anche con l’obiettivo di non disperdere le energie.

Il risultato virtuoso di tali iniziative può, talvolta, anche contribuire ad aprire la riflessione sui punti di debolezza per i quali occorrono, invece, azioni più strutturate e di lungo periodo comportanti impegni di risorse economiche, finanziare e di lavoro più robusti.

E veniamo ai dati rassegnati sul volume numero 6 del 28 Gennaio 2014.

Il risultato dei dodici mesi a Novembre 2013 della bilancia dei pagamenti è di un + 12,9 miliardi (  contro un – 7,8 del 2012 ), dato che nasce da un più 35,7 miliardi di surplus delle merci rispetto ad un – 25,3 miliardi per redditi e trasferimenti usciti. In altre parole mentre la bilancia commerciale ci dà un interessante risultato di 35,7 miliardi  , ascrivibile quasi tutto alle aziende manufatturiere ( bassa è l’incidenza dei servizi pure in avanzo di 1,3 miliardi ) i residenti, al contrario, continuano a trasferire all’esterno risorse finanziarie in termini di redditi ed altro per 25,3 miliardi.

Il conto commerciale dà il segno della vitalità del nostro sistema  , nonostante tutte le criticità note , vitalità confermate dagli indicatori di competitività di cui in appresso; il dato di natura finanziaria attinente il conto degli “investimenti diretti e degli investimenti di portafoglio” si presenta di contro con un deludente segno meno per un valore di -14,9 miliardi. Anche le riserve ufficiali si abbassano di 1,5 miliardi circa.

 

Le transazioni che riguardano titoli azionari ed obbligazionari vedono acquisti dei nostri residenti all’estero per 5 miliardi ed acquisti dei non residenti sul sito patrio per 40 miliardi , con un saldo positivo di 34 miliardi in entrata ( dato molto interessante, perchè segna l’ apprezzamento degli altri mercati verso il valore delle nostre aziende, che si esprime sia con acquisti di quote azionarie che di obbligazioni  ) annullato dal dato negativo di 33 miliardi costituito dall’accensione di crediti commerciali, prestiti, depositi ed altre transazioni.

In sintesi i due dati positivi sono costituiti dall’afflusso di risorse per la bilancia commerciale per 35,7 miliardi e dall’afflusso di risorse per investimenti pari a 40 miliardi , entrambi annullati dal movimento negativo di redditi e trasferimenti, nel primo caso, e dall’accensione di prestiti commerciali, prestiti in genere , depositi ed altre transazioni nel secondo caso. Su quest’ultimo ha certamente pesato la restrizione del credito da parte delle banche italiane.

L’indicatore di competitività con base 100 al 1999 eretto per misurare il settore pone in buona luce l’Italia  (Anno 2013) 102,8  (Anno 2010) ex 102,6,  rispetto a Germania 93,4 ( ex 94,4), Stati Uniti 99.6 ( ex 96,4), Giappone 72,6 ( ex 88,8 ), Francia 96,1 (ex  96), Spagna 113,2 (ex 111 ) Paesi Bassi 121,9 ( ex115,2), Belgio 115,2 ( ex 112,8), Cina 94,6 (ex 91,8), Brasile 191,9 ( ex 208,7), Corea del Sud 99,2 ( ex 91,5 ), Turchia 125,7 ( ex139,9 ) Polonia 102,1 ( ex 103,3 ).

Leggendo i dati, nel loro dispiegarsi temporale e nel confronto con gli altri paesi in rassegna, la situazione sembra mantenersi in equilibrio sostanziale.

 

LA POSIZIONE PATRIMONIALE ed il RAPPORTO CON IL DEBITO PUBBLICO

 

Il dato costituito dalla differenza tra le attività e le passività nostre verso il resto del mondo da un lato può consolarci, giacchè vede crescere gli strumenti del debito pubblico nelle mani dei non residenti, passati dai 643 miliardi del secondo semestre 2012 ai 700 del terzo trimestre 2013, ( segno di una confermata fiducia verso di il sistema Italia che non esclude la liquidabilità al primo stormir di fronda ) dall’altro lato deve preoccuparci .

Infatti al dato complessivo patrimoniale di 2.357 miliardi di Euri di passività corrisponde un dato complessivo dell’attivo di soli 1.907 miliardi ed una conseguente posizione netta debitoria di – 450 miliardi, cresciuta di ben 78 miliardi  dagli ex 382 a settembre 2012 .

In altri termini se in linea teorica si dovesse realizzare la liquidazione dell’azienda Italia tra attivo e passivo faremmo registrare un deficit di 450 miliardi.

CONCLUSIONI

Questi dati dovrebbero indurre a rigorose riflessioni sulla gracilità del nostro sistema; esso  è  esposto, sotto gli occhi di tutti e non solo di noi italiani ( tutto il mondo lo sa e tutti i mercati non lo ignorano ) , alla turbolenze finanziarie ed economiche ed agli orientamenti degli investitori che, come detto sopra, detengono ben 700 miliardi di quei titoli del macigno che opprime la nostra economia e la nostra collettività frutto della spensierata gestione della nostra cosa pubblica di un ventennio.

Il collante che può sostenerci è dato solo dalla fiducia e dal valore che riusciamo a creare come paese giorno per giorno in attesa di soluzioni serie che tardano ad arrivare.

Per dare qualche ulteriore indicazione di riflessione ai benpensanti, il cui numero sembra ridursi sempre di più ascoltando i talk show, leggendo i giornali ed assistendo al teatrino della politica, non è inopportuno ricordare  a tutti noi per le cose innanzi dette ( bilancia commerciale, finanziaria, deficit patrimoniale ) che nel 2014 verranno a scadenza 141 miliardi di BOT, 108,2 di BTP 81 miliardi di CCT e 2,5 miliardi di altri titoli. . Il tutto per un totale di 333,7 miliardi.

Il tasso dei BTP in scadenza va dal 2,15 dei titoli emissione 2003 al 6 % dei titoli emissione novembre 2011, mese ed anno del fatidico Crash politico che portò alle dimissioni del Governo Berlusconi.  A bon entendeur peu de mots.

 

Weblografia con il bollettino della Banca d’Italia e con i link al Mef per la lettura del debito pubblico.

 

http://www.bancaditalia.it/statistiche/rapp_estero/pimebp/2013/sb68_13/suppl_68_13.pdf

http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubblico/_link_rapidi/debito_pubblico.html

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/composizione_titoli_stato/Composizione_dei_Titoli_di_Stato_in_Circolazione_al_31-12-2013.pdf

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/scadenze_titoli_suddivise_per_anno/Scadenze_Titoli_di_Stato_suddivise_per_anno_xaggiornamento_al_31.12.2013x.pdf