Intervento svolto,nel mese di Nov 2011, nel corso di un convegno a Pompei sui sistemi organizzativi di impresa.
Due sole parole per presentarmi: da Condirettore Centrale del Banco di Napoli sono stato responsabile dei sistemi informativi. Alla luce delle competenze acquisite e maturate sul campo ritengo di poter contribuire a stimolare alcune riflessioni sulle materie che il convegno si propone di discutere e dibattere.
Trascuro volutamente tutta la parte oggetto delle altre relazioni , cioè normativa, strumentazione giuridica , differenze esistenti tra le diverse modalità di aggregazioni formali ed informali , istituzionali e non , ed il contributo della recente legislazione che intende favorire sul piano fiscale e contrattuale modelli nuovi di approccio al mercato.
Non vado oltre; potrei arricchire le citazioni ma intendo soffermarmi solo sul concetto di rete cominciando dalla sua etimologia.
Per rete si intende comunemente una serie di componenti, sistemi o entità, interconnesse tra di loro: la mente va subito alle reti della informatica, delle telecomunicazioni, dei mass media, cioè delle informazioni su carta stampata o on line, alle reti infrastrutturali , alle reti di insieme etc etc.
Tutte oggi si compongono di anelli circolari; su di essi si fonda il modello socio economico delle moderne società.
Le reti sono diventate e diventano via via sempre più essenziali in ragione della crescita del sistema di riferimento : regione, paese Italia, Europa , mondo , reti nella dimensione spazio- tempo. Lo diventano altresì in ragione dei valori del business rispetto ai quali si pongono in funzione di acceleratori connessi ai diversi stimoli che le determinano: convenienza, economicità, massa critica, concorrenza. Capirete di qui a poco le ragioni che mi hanno indotto e che mi inducono a questa riflessione.
Per formazione e deformazione professionale di consulente posso sostenere con certezza quanto sia più arduo e difficile lavorare sugli aspetti soft rispetto a quelli hard, cioè di natura strutturale.
In altri termini è più difficile operare sulle convinzioni e sull’approccio mentale degli uomini rispetto agli strumenti, ad esempio per tradurre in progetti societari ed organizzativi le regole che costituiscono la strumentazione normativa di ogni rango.
C’è però, in ogni caso, una rete a cui è possibile riferirsi verso cui tendere come modello virtuale; la rete che oggi tutti conoscono, senza della quale non potremmo più vivere e forse neppure respirare: la rete delle reti, la www.
La rete www, modello di ampia democrazia, consente una straordinaria integrazione di ogni piccola monade , di ogni idea, di ogni azione , di ogni volontà, di ogni intrapresa capace di rendere un gruppo omogeneo forte a dismisura e di far conseguire efficienza, efficacia, robustezza di valore per il solo fatto di stare insieme.
Quando per traslazione del concetto occorre parlare di reti di impresa è a questa modello di rete che occorre guardare, con le necessarie correzioni; è a questa forza dell’insieme che si pensa ed alla quale occorre tendere, è a questa sinergia di intenti e di progettualità che occorre riferirsi in una interazione in cui ciascuno mette quanto di meglio e di utile ha nel suo dna imprenditoriale, professionale, tecnico , umano etc
E’ questo l’aspetto alto che occorre curare; ed è questo il target a cui gli imprenditori, animati dalla necessità di svilupparsi, di dover crescere , di dover fronteggiare, devono pensare.
Perché insisto su questo punto: perché è proprio nell’approccio mentale , culturale, genomico, caratteristica tipica dell’individuo del sud, quella carenza che spesso è dato di cogliere nelle professioni, nelle imprese, nelle istituzioni; quella di non saper coltivare ed apprezzare il valore di questa opportunità offerta dal sistema “rete”.
Non sappiamo e non vogliamo decostruire per ricostruire o perché innamorati dell’autonomia, della specificità, della individualità che immaginiamo essere la migliore o perchè gelosi, come siamo, delle nostre cose e delle nostre informazioni custodite gelosamente nel cassetto senza pensare che quelle stesse individualità, quelle stesse informazioni, arricchite da un contributo ulteriore, potrebbero veder crescere il loro valore intrinseco a dismisura.
Vi rinunziamo, talvolta, solo quando costretti dalle legislazione di convenienza , dagli stimoli delle opportunità fiscali, dal bando regionale del momento o da altra occasionale vicenda gestionale.
In quei momenti c’è un disegno concreto ed immediato legato all’obiettivo particolare realizzato attraverso forme e modalità giuridiche proprie che, talvolta, possono anche costituire l’anticamera di possibili nuove iniziative. Ma non c’è stata ex ante l’idea progetto di generare modelli di rete, come invece è augurabile possa accadere a valle di questo interessante convegno.
Talvolta le aziende sono sospinte nell’aggregazione da ragione di concretezza immediata che aiutano ad immaginare soluzioni nuove per mercati nuovi, per contesti nuovi, perché la dimensione piccola e media è un valore ma talvolta non ha le gambe per camminare da sola; perché occorre costruire una massa critica di rispetto per ogni sorta di negoziazione, perché occorre lavorare sui punti di forza di ciascuno, perché il nemico o amico da controbattere, da fronteggiare, è assai spesso più forte di te , perché la filosofia organizzativa anche delle imprese è oggi cambiata.
Talvolta c’è il pubblico, cioè la Pubblica amministrazione, che vuole e pretende un sistema di assieme o una soluzione a rete per suoi motivi di convenienza.
E se poi il momento relazionale si instaura con le banche può succedere, e tutti voi ne sapete qualcosa, che la spinta all’aggregazione è addirittura più forte. Il sistema bancario , infatti, oggi non destina che risorse residuali ai piccoli, peraltro mai adeguate ; riserva ai medi solo pochi servizi e di qualità non eccellente. Ed infine c’è da dire che le regole di governance nelle banche e fuori delle banche mal si adattano alle taglia delle imprese medie e piccole. Richiede, infatti, proposte nuove e l’adozione di un modello innovativo condizione primaria per affrontare il tema dell’accesso al credito ed alle diverse tipologie di finanziamento.
Spero di aver indicato tutti i possibili motivi che spingono a creare le condizioni perché il modello delle reti di imprese possa diventare una nuova opportunità.
Penso, proprio, che la ratio vincente, quella strategica e durevole, sia fondata proprio sull’esigenza di individuare modelli organizzativi innovativi per stare sul mercato e competere con efficacia ed efficienza, modelli dotati di strutture adeguate, supportati da ogni possibile competenza e know how e, perché no, anche attraverso la dotazione di risorse strumentali che mettono al posto giusto le risorse di ICT e TLC, seppure in maniera condivisa, ma attraverso una forte riduzione di costi ed anche con lo sviluppo di opportunità non sempre immaginabili.
Il rapporto Mc Kinsey di quest’anno ,che suggerisco alla vostra lettura, ed il rapporto della Cap Gemini , altra società di consulenza sempre del 2011, hanno misurato il gap tra le società innovative e tecnologiche e quelle della graduatoria bassa in cui compare l’Italia in delta percentuali negativi espressivi di significative distanze, senza fare distinzioni nel nostro caso tra le due Italie, cioè tra quella più innovativa e quella da Roma in giù.
Ho sottocchio due pezzi del Sole24ore che voglio qui citare, quasi integralmente, solo per far capire quanto attuale sia diventato il tema delle reti di impresa : “Spesso i cambiamenti epocali nella società avvengono senza rivoluzioni o grandi scossoni. Ci sembra questo anche il caso delle reti d’impresa, uno strumento giudirico nato un paio di anni fa che non aveva dividendo elettorale immediato. La scommessa era quella di aprire per la miriade di piccole e medie imprese la strada della crescita dimensionale, se non con le aggregazioni, almeno con un modello di collaborazione che salvaguardasse l’autonomia delle singole imprese e soprattutto degli imprenditori.
“Chi sin dall’inizio ha creduto a quella scommessa oggi comincia a vederne i frutti. Non solo in termini economici, con significative riduzioni dei costi che portano maggiore competitività e quindi più fatturato e più utili, ma anche con un cambio di mentalità lento ma generale che sta spingendo le banche a dare valore economico alla rete d’imprese”.
“E poi c’è l’altro anello della catena la cui complessità è destinata a crescere con Basilea 3 e con le prescrizioni EBA sulle patrimonializzazioni, che il modello delle reti di impresa può meglio fronteggiare rispetto agli assetti più comuni dati dalle strutture consortili, dalle associazioni temporanee ed altre soluzioni di più basso profilo organizzativo”
L’altra pezzo sempre sul Sole 24ore riporta le considerazioni della Marcegaglia : “Sono 200 i contratti di rete siglati che coinvolgono quasi 1.000 imprese in tutto il Paese. L’obiettivo é stato raggiunto con sei mesi di anticipo. Un traguardo ampiamente superato che ha visto la forte e convinta adesione delle imprese. I contratti di rete sanciscono alleanze fra imprese appartenenti a tutte le regioni italiane nei molteplici settori”.
Cosa c’è dietro a questo processo ed a questa progettualità tutti voi lo sapete bene:semplificazioni di procedure, normative più snelle, vantaggi fiscali , vantaggi di natura operativa , condizioni tutte a portata di mano, da mettere in campo con un lavoro paziente ma niente affatto complesso supportati soprattutto da chi in questi valori crede fermamente.
Ciò che dà al sistema di rete “il vero plus” è quel senso forte di integrazione e convinzione che aiuta a sviluppare diverse energie e motivazioni proposte dalla natura stellare della rete, orizzontale e non verticale come spesso si pensa e si dice, che può essere oggi agevolata da strumenti di tecnologia, su cui occorrerà una specifica sessione per parlarne, quali il “Cloud computing” e da modalità organizzative “ note sotto l’acronimo di open innovation” che danno all’insieme una forza “ che può essere definita dirompente”.
Lo dico con convinzione da ex responsabile dei Sistemi informativi della mia Banca; parlo di esperienze di parecchi anni fa nelle quali furono sperimentate, in tempi ancora poco maturi, soluzioni di reti che non erano di impresa ma di soli uomini che lavoravano per un stesso obiettivo con la sinergia e la metodica delle reti. E parlo ancora di un sistema di rete che allora vide all’opera , di fatto, quattro grandi aziende che operarono, attraverso un approccio di system integration, mettendo a fattor comune le loro migliori competenze in vista di un risultato unitario di grossa innovazione per quell’epoca ed impensabile per quel tempo.
I grandi Big dell’It operarono in un sistema di rete:IBM, Olivetti( dell’epoca), Sip ( dell’epoca ) e BBN ( Bolt Beranek and Newman- azienda di rete Americana) insieme a società di software e soprattutto insieme a tutto il personale dell’azienda calato sull’importante progetto di innovazione che arrivò nei tempi e con gli obiettivi stabiliti.
Vi ringrazio per l’opportunità e ringrazio il dott. ………per avermi stimolato in una idea che era già nel carnet degli approfondimenti professionali. Mi scuso per le mancanze inevitabili. Spero di poter meglio sviluppare in altre occasioni il dna coltivato scrivendo questo pezzo