Questo il quadro finale dei reati contestati per le vicende del Monte dei Paschi di Siena. ( leggi il pezzo del sole 24 ore apparso in data 16 febbraio, qui sotto riportato per intero )
Forse varrebbe la pena di rileggere tutta la stampa e la pubblicistica del momento, rivedere le trasmissioni televisive, i talkshow, pesare le parole dei tanti opinionisti, le considerazioni sul sistema bancario, i linciaggi morali e politici, le aggressioni strumentali, le vigliaccate ordite per altri fini e scopi, le ingiurie corse per discreditare la città, la Toscana insomma le angherie subite dai dipendenti, dai dirigenti sulla malagestio finalizzata a chissa’ quali scopi e finalità. Naturalmente ora nessuno più ne parla.
La domanda è la seguente: hanno fatto più danno i dirigenti rinviati a giudizio per le incaute operazioni gestionali che non arricchirono nessun se non il venditore della banca acquistata e la banca che si prestò per l’operazione di maquillage del Bilancio o la canea delle opinioni che si scatenò in argomentazioni che nessuna pertinenza avevano con il fatto specifico: una incauta operazione strategica costata più di quanto non dovesse con perdite di bilancio poi mascherate hanno dato luogo a due capi di imputazione specifici, il falso in bilancio e l’ostacolo di vigilanza.?
Tutti i giornali ed i giornalisti che firmarono i pezzi forse dovrebbero rivedere alcune loro opinioni e ridimensionare la vicenda nei termini in cui ebbe a verificarsi e per la quale scrissi alcune note su questo Blog in tempi non sospetti.
Http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/ del 18 febbraio 2016
“Inchiesta Mps, il Pm chiede il processo per gli ex vertici” Chiesto il giudizio a Milano per Vigni, Mussari e altri 11 indagati
MILANO
Dopo un mese dalla chiusura delle indagini, arriva la richiesta dei procuratori di Milano per la maxi inchiesta sul Monte dei paschi di Siena, avviata a Siena e poi trasferiti alla procura meneghina. I pm Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici chiedono il rinvio a giudizio per 13 indagati, tra cui l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni, oltre all’ex responsabile finanziario Gianluca Baldassarri e all’ex capo dell’area finanza Daniele Pirondini.
I reati ipotizzati dalle indagini, condotte dal nucleo di Polizia Valutaria della Gdf, sono il falso in bilancio, l’aggiotaggio (motivo per cui l’inchiesta è stata trasferita a Milano) e l’ostacolo alla vigilanza relativamente ai contratti derivati Santorini (sottoscritto con Deutsche Bank), Alexandria (con Nomura), Chianti Classico, Nota Italia e l’operazione Fresh 2008 – quella che rese possibile l’aumento di capitale per l’acquisto di Banca Antonveneta nel 2008.
A Milano dunque i fascicoli che risultavano prima separati – quello sui prodotti derivati e quello sull’acquisto di Antonveneta – sono stati riuniti in un unico dossier, con reati equiparabili. Il conto dei derivati, per gli inquirenti, è salato per Mps, che ha dovuto occultare 1,5 miliardi di perdite.
Nell’elenco degli indagati compaiono anche manager che risiedono a Londra, tra cui Raffaele Ricci, responsabile delle vendite per l’Europa e il Medio Oriente di Nomura, a cui viene attribuita la paternità del derivato Alexandria, concepito prima nell’istituto di credito Dresdner e poi rinegoziato una volta entrato nella banca giapponese. Ci sono anche Sayeed Sadeq, ex ceo di Nomura; Ivor Scott Dunbar, ex manager di Deutsche Bank e, in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa, anche i tre istituti di credito coinvolti, Mps, Deutsche Bank e Nomura.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti i derivati sono serviti a camuffare le perdite reali, che nel 2008 erano pari a 645,3 milioni e nel 2009 pari a 362,4 milioni. Poi nel 2010 gli utili dichiarati erano stati 1,3 milioni a fronte di 781,3 milioni reali, mentre nel 2011 ci furono 6 milioni di perdite. Si sottolinea «l’errata contabilizzazione nei prospetti 2008-2012» di Alexandria, Santorini e Nota Italia, che avrebbero dovute essere calcolati a saldi chiusi.
Per quanto riguarda la vendita di Fresh (obbligazioni convertibili in azioni), rimane l’impianto di indagine già evidenziato dai procuratori senesi e dal nucleo Valutario, 3 anni fa: l’operazione servì a “simulare” un aumento di capitale mentre invece si sarebbe trattato, in realtà, di un debito. «Non venivano descritti in modo compiuto i Fresh 2008 e non erano descritti i totale return swap sottoscritti da Fondazione Mps (allora azionista di controllo di Mps, ndr) e con i quali l’ente sottoscriveva indirettamente i Fresh 2008 per un ammontare pari a 490 milioni, lasciando intendere che i prodotti erano stati collocati solo con qualità creditizie». Il collocamento era stato realizzato da Jp Morgan.
La procura di Milano ha riunito tutto in un unico fascicolo con un filo logico: i derivati sarebbero serviti a nascondere (e quindi aggravare) il crollo di liquidità a seguito all’acquisizione di Antonveneta da parte dell’istituto senese, costata 9 miliardi, a cui si sono aggiunti 8 miliardi di finanziamenti per la normale attività bancaria presi in prestito da Abn Amro, proprietaria di Antonveneta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sara Monaci
|