Relazione Tenuta a Pavia sull’evoluzione dei sistemi dell’It nelle banche e confronto con la Pa

Ho già detto in precedenza  che ho in animo di recuperare dei lavori fatti in fasi diverse  della vita nel corso delle quali ho scritto testi legati alla attività del momento. Li sistemo sul blog come repository  delle stesse consentendone cosi una lettura a chi ne fosse interessato.  Il testo che segue è la relazione scritta di due testimonianze rese alla Università di Pavia per giovani studenti di economia che stavano avviando una fase conoscitiva sui sistemi informatici della Pubblica amministrazione.La data è dell’ottobre 2005. Sono stato ospite del prof Giovanni Cordini della Università di Pavia.

E’ un testo ponderoso molto documentato come si conviene per una relazione fatta ad uso di studenti universitari e per un contesto accademico. Chi avrà la pazienza di leggere tutto però ritroverà una ponderosa documentazione per la quale va fatta una precisazione. Da quella data sono passati 14 anni nel corso dei quali l’evoluzione tecnologica ha fatto passi stellari. I principi fondanti rimangono inalterati. Se si dovesse condensare il tutto in una pillola per agevolarne la lettura si potrebbe cosi concludere: il mondo delle banche  e della finanza è salita su vettori stellari ed i cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti.

Il mondo della pubblica amministrazione è purtroppo ben lontano dagli obiettivi attesi che costituiscono le ragioni di base della società delle cinque E.

Il cittadino in Italia è ancora in serie B, in alcune parti del paese in serie C  addirittura D.

Il gap digitale con l’Europa è ben rilevato dalle statistiche dell’UE e dell’OCSE . Non sarà anche questa una delle ragioni della bassa produttività del paese insieme al basso tasso di scolarità ?

Evvero, ci sono anche limiti strutturali dati dalle vie di trasporto dei dati. Ma il problema di fondo è costituito dalla insufficiente attitudine del nostro cittadino a farsi protagonista del cambiamento e dalla incapacità e cattiva volontà della politica di far crescere ” il popolo” che  lo vuole più nel ruolo di suddito che non di cives digitale. Si legga su questo Blog il pezzo che tratta il Codice digitale,

Processi informatici del Sistema Bancario e Finanziario negli anni 90: “un utile confronto per i modelli di sviluppo dell’E-government Nazionale ed Europeo.

  1. Introduzione

Sul finire degli anni 80 l’informatica e le telecomunicazioni vivono un periodo di radicale cambiamento e di inaspettata evoluzione. Negli anni immediatamente precedenti poche grandi aziende, quasi tutte americane, dominano il mercato; esse impongono tecnologie fatte di sistemi centrali , cioè di grandi elaboratori e protocolli trasmissivi a per il trasporto dei dati su linee telefoniche dedicate. Protocolli e sistemi, definiti “proprietari” perché capaci di parlare quasi esclusivamente con gli ambienti tecnologici della casa madre, producevano nei fatti un solo effetto: rendevano molto complessa una qualsivoglia integrazione con mondi esterni e molto costoso ogni tentativo di aprirsi verso tecnologie di terze parti o verso ambienti diversi da quelli specifici del business di riferimento.

Era allora del tutto impensabile una relazione tra il sistema delle banche e quello delle imprese, cosi come con altri settori, ad esempio della pubblica amministrazione. Ma lo era anche all’interno delle stesse banche. Quello informatico era, anche a cagione di tali peculiarità, un mondo chiuso, ristretto ed isolato nei diversi contesti, padroneggiato da conoscenze che facevano degli uomini che vi si dedicavano dei guru di scienze, ma ignoti ai più; un mondo costituito da pochi.

I softwares gestionali di banche ed imprese avevano funzioni limitate ed assai poco espandibili; venivano realizzati quasi sempre in casa (in house ) dagli specialisti delle aziende con l’impiego di linguaggi di programmazione complessi; riuscivano ad assicurare funzionalità poco più che minimali. Con quei softwares si affrontava negli sportelli bancari la operatività con la clientela mentre nelle imprese solo raramente si potevano trovare applicazioni con impatti sulla relazione con il cliente. Ben più strutturati erano invece i programmi gestionali ad uso dei mainframe (dei grandi elaboratori centrali) con i quali venivano utilizzati i dati elementari delle singole applicazioni per lo sfruttamento delle informazioni acquisite; venivano realizzati anche essi , tra l’altro, con linguaggi e metodi propri del sistema elaborativo posseduto dalle aziende.

Il sistema era di fatto impenetrabile e poco aduso al colloquio; le banche non parlavano tra di loro e, tutt’al più, quando era necessario per esigenze di raccordo usavano modalità di trasferimento dei files prima su dischi che venivano scambiati materialmente all’interno dei centri di elaborazione, poi mediante trasmissione elettronica degli stessi ( files trasfer programm ) con informazioni costruite in modo seriale e con tecnologie frutto di grandi standardizzazioni. La quantità di dai trasmessi nell’unità di tempo caratterizzava la capacità delle singole aziende costrette in ogni caso ad un lavoro defatigante di controlli tecnici ed amministrativi. I dischi ed i file rappresentavano sempre moneta di conto inviata in grandi quantità. Chi volge lo sguardo all’indietro, in un arco temporale di appena 15 anni fa , avendone consapevolezza, ricordo e capacità di raffronto, trae immediatamente una conclusione banale: l’informatica e le telecomunicazioni di quel tempo se confrontate con i livelli di tecnologia oggi disponibili, si situavano quasi nell’era dei primordi, in una era che per paradosso potrebbe definirsi della preistoria della new society delle cinque “E”, costruita sui cinque tracciati dell’E- government ( nella pubblica amministrazione ) dell’E-learning ( nella formazione e nella didattica ), dell’E- commerce ( nel settore del commercio del B2C ) dell’E-business (imprese del B2B ) , dell’E-Healt ( nel settore della medicina ).2

Qualche esempio può valere meglio di tante parole a tradurre la portata dell’informatica di appena 15 anni fa e la distanza con quella di oggi: la memoria in dischi del sistema centrale di una delle prime 5 banche Nazionali del momento si misurava in termini di giga intorno al 150/200 giga, quanti oggi ( nel 2005) ne può ospitare un Desktop o un Pc portatile di buon livello ad un costo di circa 1500/2000 €.

1)a modalità tecniche per leggere i bit attraverso i segnali delle onde magnetiche

2 )New Society immaginata dal Consiglio Europeo prima nella Risoluzione 376, del Novembre 1996, , sulle priorità in materia di politica relativa alla Società dell’Informazione e in seguito, ripresa poi nella successiva decisione del Marzo 98, la numero 253, del Consiglio che adotta un programma comunitario per incentivare la realizzazione della Società dell’informazione ed infine descritta nella terza decisione del 99, la numero 168 CE, che adotta un programma specifico di ricerca e sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato la “Società della informazione di facile uso”
3)Nell’Action plan di Lisbona del marzo 2000 si indicheranno poi le linee strategiche per fondare entro il 2005 la nuova società che deve poggiare , in altri termini , la sua solidità strutturale sulle tecnologie già disponibili, sulle tecnologie aperte ed intercomunicanti , fatte di grandi reti di telecomunicazioni, tra cui quella della WWW meglio conosciuta come la madre di tutte le reti “Internet” e fatta di grandi “data base”( basi di dati), capaci di ospitare miliardi di informazioni, al punto da far definire il nuovo ordine sociale attuale come società della conoscenza , cioè del sapere ( del Knowlegment e dell’E-content). Il tutto reso possibile oltre che dalla forza delle telecomunicazioni anche dalle grandi capacità elaborative disseminate ovunque, idonee a gestire nello spazio temporale di nanosecondi miliardi di informazioni anche distribuite in data base diversi, allocati in centri sistemati di aree geografiche lontane tra loro centinaia di chilometri

La capacità di trasporto delle reti in megabit ) che servivano il sistema di una grande banca equivaleva a quella di un solo collegamento Internet di uso domestico che utilizza la larga banda , se si pensa che esso oggi può arrivare anche a 10 megabit ( cioè diecimilioni di caratteri al secondo ).

La Banca richiamata nei due esempi, che è un caso concreto, disponeva di quasi 700 sportelli, contava circa 12mila dipendenti e disponeva di una rete informatica nella periferia nel 1988/90 di quasi 2000 posti di lavoro automatizzati; tutti insieme e simultaneamente i 2000 posti di lavoro forse non erano capaci di immettere, nello stesso spazio temporale, una quantità di dati pari ai 10 megabit.

A) I punti di partenza del sistema

La premessa è fondamentale per capire il punto di partenza dei sistemi informatici delle Banche e della società del tempo, per capire il trend evolutivo che ha segnato nell’arco di un decennio il necessario salto di qualità imposto prima da eventi sopranazionali di natura ordinamentale connessi alla liberalizzazione dei mercati monetari e finanziari in Europa , ed ai nuovi modelli dei sistemi di pagamento nazionali e comunitari, culminati entrambi nel nuovo ordine dell’unico mercato dell’Euro e della finanza globale. Solo successivamente il salto di qualità sarà suggerito anche da esigenze mercantili dettate dalla decisione di rendere più servizi ai clienti ed una tipologia di servizio diversa basata sull’impiego delle risorse di rete.

A1) Assetti organizzativi

Ma la premessa è altresì basilare per capire il punto di partenza degli assetti organizzativi interni ed esterni delle grandi banche 3, per capire il loro rapporto con la società, il loro modello relazionale con i clienti e le aziende , per capire i cambiamenti che sono stati introdotti sulle modalità di gestione interne e sul modello delle prestazioni lavorative , argomenti questi che rappresentano il tema di confronto tra quei sistemi ed i sistemi nascenti o in fieri della società Europea delle cinque E.

Il lavoro si soffermerà in prosieguo in particolare su quello dell’E-government che interessa ai fini della rappresentazione delle tendenze della Pubblica Amministrazione in Italia ed In Europa , delle linee strategiche sottese e dei limiti che esse incontrano nei vari paesi in conseguenza dell’articolazione delle strutture istituzionali e degli ordinamenti che non sembrano, ed è il caso Italiano, favorire del tutto la nuova filosofia delle cinque E.

Chi ha vissuto gli anni del cambiamento nel sistema bancario, specie in un posizione di visibilità dell’intero scenario, ha avuto modo di percepire le diverse ottiche nei singoli passaggi. presenti nelle diverse fasi dell’intera progettazione. Esse andrebbero guardate come esperienza da seguire per traguardare i grandi cambiamenti imposti dalla scenario della nuova società delle cinque E , il cui obiettivo , nella prospettiva della Nuova Europa e delle decisioni di Lisbona, è da ricercare in una sola grande finalità: quella del servizio per i clienti consumer nel settore mercantile ( dell’E- commerce), per i pazienti , clienti della medicina nel settore della salute (dell’E.healt) , e del servizio per cittadini ed imprese e per tutta la società civile ,cliente primaria della pubblica amministrazione in tutte le sue manifestazioni , centrali e locali, e in tutte le sue branche e funzioni ( Ministeri, Istituzioni etc etc )

A2)Le tappe del processo di informatizzazione.Linee guida

Ma andiamo per gradi ed esaminiamo i passi fondamentali dell’evoluzione in un contesto che è stato di successo e che deve i risultati alle diverse pressioni subite al punto da costringere tutta la filiera degli attori a seguire linee strategiche ed organizzative chiare e precise sin dall’inizio, vivacizzate e pungolate anche dall’aspirazione a massimizzare i ricavi ed i risultati del conto economico. Una cosa va anche detta per amore di verità: la pressione normativa, ordinamentale ed Istituzionale è diventata via via più stringente mano a mano che le tappe di avvicinamento all’anno zero della nuova moneta ,l’Euro,si facevano immediate.

A3) Stato dell’arte degli anni 90

Sul finire degli anni 80 i sistemi delle Banche , anche delle grandi, difficilmente avevano la denominazione di sistemi informativi; tutta la attività infatti si fondava su una collection di dati elementari ( raccolta di dati elementari ) favorita dalla natura delle applicazioni della banca , di sportello e retrosportello, 4 e su una successiva attività di rielaborazione dei dati , con procedure specifiche dei sistemi centrali, che riordinavano le informazioni elementari attraverso decine di ore di attività elaborative, tant’è che le funzioni della Banca quasi dappertutto negli organigramma si chiamavano “Centri per la elaborazione del dati”.

La capacità elaborativa misurata in mips era dell’ordine di circa cento mips al secondo ( milioni di istruzioni al secondo) Una banca media ne contava 80/90 , quelle più grandi di più. Quindi per necessità il sistema puntava sulla forza centrale dei sistemi.

3Le banche rappresentavano già all’epoca una punta avanzata nelle tecnologie. Il mondo delle imprese era peraltro ben distante dal modello tecnologico del sistema bancario e finanziario.

c Materia della sessione del 25 ottobre a Pavia

4 esempio delle prime, le procedura dei conti correnti e dei deposito a risparmio, esempio delle seconde, la procedura della contabilità,

di ore di attività elaborative, tant’è che le funzioni della Banca quasi dappertutto negli organigramma si chiamavano “Centri per la elaborazione del dati”.

A5) I grandi eventi tecnologici del 90

Agli inizi degli anni 90 i tempi erano maturi per il grande salto. Le tecnologie cominciavano a fare capolino e si proponevano in Europa come nuova opportunità a condizione di investimenti rilevanti; le esigenze nuove imposte da regole di Vigilanza della Banca di Italia sollecitavano l’adozione di modelli per una gestione dei dati più performante , più immediata e da rendere in tempo reale; le tecnologie dei data base si affacciavano prepotenti dall’America con i cosiddetti Data Base Relazionali , modelli di gestione dei dati che consentivano mediante interrogazioni di avere risposte anche su una enorme quantità di dati ed elaborazioni in tempi più rapidi.

Il modello per sviluppo delle applicazioni in house diventa costoso ed inadeguato per inseguire le tecnologie; l’evoluzione rapida dei linguaggi di programmazione imponeva un cambiamento nelle politiche di realizzazione delle procedure che cosi vengono acquistate dal mercato o commissionate ad imprese di software che tendono alla normalizzazione dei pacchetti applicativi.

L’introduzione del modello di Bilancio Europeo4, datato 1993, e le stringenti esigenze connesse alle segnalazioni di Vigilanza danno alle banche il colpo di grazia e la spinta a cambiare radicalmente la vision dei sistemi informatici che cosi diventano “ sistemi informativi e sistemi di trasporto intelligente dei dati” aperti al nuovo mondo che impone alle aziende non più di pensare solo a se stesse , all’interno della propria organizzazione, ma di pensare al loro profilo  come parte di un contesto più ampio nel quale interagire e del quale poter fare parte e con il quale diventava sempre più necessario parlare solo informaticamente e telematicamente. Nello stesso periodo prende prepotentemente corpo anche un nuovo filone che diventerà fondante per l’attuale assetto dei mercati nazionali ed Europei, ma anche transeuropei, : quello dei sistemi di pagamento che avrebbe preparato ( le prime diagnosi risalgono al 1986) le banche nazionali e quella Centrale (Banca d’Italia ) a ripensare il ruolo nell’ambito del Mercato Unico Europeo.

A6) Il nuovo ruolo delle Banche

La strategia aveva una guida prestigiosa e di livello, nella persona del dott. Padoa Schioppa, all’epoca Vice Direttore Generale della Banca d’Italia; profondo studioso e conoscitore di tutti i meccanismi della moneta e dell’economia ne ha immaginato il pieno funzionamento alla luce del protocollo inserito nel trattato sulla Unione Europea del 1992 e del successivo trattato di Maastricht. Negli stessi anni il sistema Bancario sotto la guida della Banca d’Italia e dell’Abi , nei due settori di competenza dà forza a due Organismi che diventeranno fondamentali per lo sviluppo del nuovo sistema : il CIPA ( Comitato interbancario per l’automazione fondata nel 1968 era deputata ad orienta le banche nella definizione delle priorità e nella adozione dei modelli applicativi di sistema) e il Comitato strategico dell’Abi (sorto nel contesto dell’associazione Bancaria Italiana per normare processi e procedure che dovevano, nella parte alta, diventare procedure di sistema ).  Il primo dei due Comitati sarà per un lungo periodo presieduto proprio dal Dott. Schioppa, divenuto poi membro della BCE ( Banca della Comunità Europea ).

Alle banche nell’intero progetto, di fatto, veniva lasciata la sola autonomia di incidere sui sistemi interni e sulle applicazioni aziendali nella parte bassa , cioè in quel pezzo di procedura che invece doveva interagire con le regole ed il sistema proprio della Banca , fatto di processi e procedure specifiche e che doveva interagire con il mondo applicativo aziendale. Tutto il resto invece doveva entrare in piani rigorosi di modalità e di tempo , con la contribuzione ai costi di sistema rapportati alla forza delle singole banche, ed essere realizzato secondo standard applicativi e tecnologici di sistema.

4 Modello per definizione delle tecniche di esposizione dei dati di bilancio conformati ai principi Europei , per consentire una lettura univoca delle rappresentazioni dei dati esposti nei documenti di sintesi, accompagnato da regole altrettanto univoche per la loro costruzione. Modello Europeo.
5 Le banche alla fine di ogni mese devono trasferire alla Banca d’Italia nella sua funzione di Vigilanza una enorme quantità di dati ; in pratica tutto il data base delle informazioni elementari statiche e dinamiche delle aziende , di tutte le procedure proposte con tecniche e modalità che quasi in via immediata devono permettere alla Banca d’Italia di verificare tutti i profili di rischio della banca ai fini dei ratios, ( vigilanza prudenziale ),di mercato ed anche al fine di consentire alla Banca d’Italia di tenere il controllo delle quantità e delle variabili primarie e secondarie presenti nel sistema :moneta, credito, raccolta diretta ed indiretta ( risparmio, fondi, transazioni finanziarie ete etc )
6 Testo edito dal Mulino editore –anno 1992- Autore Tommaso Padoa Schioppa : La moneta ed il sistema dei pagamenti sintesi dei capitoli Parte prima -1 Sistema bancario e sistema dei pagamenti-2 diagnosi e linee di azione- 3 Gli interventi di riforma e la tesoreria bancaria 4- Le infrastrutture tecniche 5 -Il sistema italiano alla fine del 1991 Parte II Capitolo 6 I rischi di credito- 7 Verso quale banca centrale – 8 Il sistema dei pagamenti internazionali- 9 Un sistema per il Mercato unico.
7 Si tratta di regole e principi che saranno fondamentali per uno sviluppo delle applicazioni di sistema, visto che quasi tutte con l’apertura dei mondi ( e non siamo ancora in ambiente Internet ) finiranno per far parlare applicazioni e dati per assecondare lo sviluppo ad esempio di Pos, Bancomat, bonifici, Rid, Mav, cash management e tante altre ancora e per assecondare lo sviluppo di Centri Applicativi di Sistema quali SIA ( Società interbancaria per l’automazione ) e SSB ( Società dei Servizi Bancari ) che si pongono al Centro del Contesto per fare da governo dei flussi, da instradamento ai flussi e per fare da cerniera tra tutti gli ambienti delle banche piccole, medie e grandi e per fare da cerniera con il Mercato della Borsa, e da cerniera con i mercati sopranazionali ed il sistema delle Banche estere. E tutto deve rispettare una sola regola quella dell’on line e del tempo reale

A7)I fattori di successo

Standard applicativi e tecnologici sono state leve fondanti per trasformare nell’arco di un decennio e forse meno il mondo delle banche da un livello di automazione , per quanto performante ed idoneo, in un mondo di alta tecnologia e di sofisticati livelli applicativi, nei quali il servizio al cliente è diventato una risposta naturale e conseguenziale , tanto che già nei primi anni 90 ( ed esattamente nel 1994 ) venivano pubblicati numerosi tomi a mo di divulgazione interna con i titoli “Verso la Telebanca” ed Innovazione informatica in Banca”.

Ma fondanti sono state anche governance globale dei progetti, date di avvio e date di conclusione , che avrebbero visto fuori dai benefici del nuovo mondo tutte quelle aziende incapaci di partecipare alla realizzazione Un esempio : chi non avesse partecipato alla procedura bonifici in tempo reale , che impone tempi rigorosi di esecuzione, di completamento nell’interesse delle aziende ai fini della gestione della tesoreria e della liquidità e nell’interesse del cliente che deve avere la certezza nei tempi di perfezionamento della operazione. e chi fosse stato presente allo start up della procedura interbancaria avrebbe subito un duro colpo alla concorrenzialità e competività all’interno del mercato.

Quello dei bonifici è l’esempio più banale che può essere però esteso per similitudine concettuale a tutte le applicazioni della banca dalle piccole alle grandi operazioni della finanza , del credito ed tante altre ancora.  In un parola sola a tutto il mondo della operatiività.

Sicchè rincorsa ed allineamento sono stati stimoli e dogmi competitivi, il motivo per sopravvivere nella sviluppo ma anche fattori di successo dell’intera progettualità che ha portato le banche a superare due tappe senza sofferenza : quella dell’anno 2000 millenniun bag e quella del 2001 della moneta unica.

In tutto il progetto non era estraneo l’altro forte vincolo connesso alle segnalazioni di Vigilanza la cui inosservanza era produttiva di gravi irregolarità, oggetto di sanzioni e di altri provvedimenti amministrativi. Insomma la frusta e la carota. Una cosa è certa:tutto il sistema dalle grandi alle piccole ha giocoforza assecondato e bene l’intero cambiamento.

Qualche dato desunto dai documenti della CIPA sullo stato della automazione del triennio 1989/1992 si può cosi sintetizzare:

“ il portafoglio applicativo automatizzato delle aziende bancarie ( notare il termine automatizzato che traduce la funzione di collectione dei dati ) si estende a tutte le attività caratteristiche del sistema bancario ove è prevalente l’aspetto della operatività. Nelle altre aree quelle non connesse alla operatività si nota una tendenza alla automazione di altre applicazioni , quali analisi dei bilanci , gestione della liquidità di tesoreria, gestione dei beni patrimoniali”. Si manifesta un iniziale interesse per i servizi di banca elettronica quali POS, Bancomat.

Il valore dell’investimento complessivo di quel periodo ascendeva per tutto il sistema intorno ai 5mila /6mila miliardi , il settore delle banche era considerato trainante per l’ITC e le TLC.

B )Conclusioni

In sintesi nel decennio le banche sono passate da una automazione spinta ad una informatizzazione spinta, da mondi chiusi in mondi aperti ed interattivi, da processi e procedure manuali con immissione di dati allo sportello alla gestione di procedure in tempo reale che hanno contribuito a modificare pesantemente modalità di lavoro, modelli organizzativi di filiale e di centrale, conoscenze e sistemi con una conseguenza che oggi è visibile e percepibile con grande immediatezza: non esiste più una divisione del lavoro per funzioni, non esistono se non in percentuali estremamente contenute posizioni gerarchiche basate sulla conoscenza della materia, ma solo basate sui poteri decisionali verso la clientela, non esistono se non in minima parte attività di retrosportello cioè di chiusure contabili ed amministrative, tant’è che ormai gli orari della operatività con la clientela sono quasi pari all’intera giornata lavorativa.

Tutto, infatti, viene svolto e risolto con affidamento delle vecchie attività all’elaboratore centrale che ha in pancia tutti i dati del cliente delle aree amministrative,che si accontenta di leggeri aggiornamenti fatti con estrema facilità e che conclude e perfeziona ogni operazione in real time, anche la più complessa ed anche se esprime milioni di €.

E questo real time si è anche trasformato in capacità di interazione delle postazioni domestiche e professionali , tanto che oggi ben 8 milioni ci clienti (dati 2003 ) pari a quasi un terzo dell’intero ceto della clientela bancaria opera da  casa, dall’ufficio, perfeziona ogni operazione senza l’aiuto del vecchio impiegato di banca , salvo i rari casi in cui ha necessità di contante o di un documento materiale quale può essere la consegna di un carnet.

Ma certamente tutto ciò non è stato indolore , ha fatto pagare dei prezzi enormi al ceto dei dipendenti ridotto nel tempo di oltre il 10% della forza lavoro ( nel 2003 n. 338 mila), costretta a cambiare ruoli, posizioni , conoscenze , ridotto nei ranghi direttivi e portati verso un modello adhocratico che snellisce ,semplifica

Ha fatto aumentare notevolmente ( decuplicandole ) il numero delle transazioni, il numero dei conti ( nel 2003 arrivati a 33,3 milioni per il passivo e 7,5 milioni per l’attivo ), la tipologia delle operazioni perfezionate e soprattutto ha fatto diventare tutto il mondo delle banche, della finanza , della borsa, dei mercati in genere un unico gramde sistema elevando complessità e know how per la sola governance.

Ma ha portato anche a fusioni e concentrazioni di aziende ( da circa 1000 del 90 a 788 del 2003) perché l’informatica e tutte le attività connesse quando non sono razionalizzate sono fattori di costo elevati che incidono pesantemente sui conti economici e richiedono pertanto per una efficiente ripartizione crescita delle masse e dei dati amministrati.

Ed infatti il mondo delle banche ha vissuto nello stesso periodo momenti di concentrazione , dettati evvero dalla logica di mercato, ma ispirati soprattutto dalla logica del profitto che è quella che tende ad esaltare i ricavi ed a comprimere i costi.

Insomma l’insieme della società civile ne ha tratto vantaggi solo in termini di servizi accresciuti per numero e tipologia e speditezza di esecuzione ; i bilanci delle banche al contrario dal loro punto di vista hanno contabilizzato significativi  e ponderosi vantaggi in chiave economica.

Uno sguardo ai dati dei bilanci ufficiali netti degli ultimi due anni fa constatare che i conti economici delle sole grandi banche hanno presentato risultati pari alle quantità della manovra di una finanziaria del nostro paese talia, e nonostante le grosse perdite derivanti dalle disastrose operazioni finanziarie ben note..

Ma questo è un altro tema e richiede altra sede per discuterne che potrà essere però di aiuto per capire anche le scelte che invece andavano fatte a monte per razionalizzare i costi della informatica pubblica.

  • Gli obiettivi finali da tenere presenti ai fini dell’analisi comparativa con l’E-government della pubblica amministrazione possono essere così riassunti:
  • le banche dispongono di potentissimi e concentrati sistemi informativi e di reti di trasporto dei dati di eccellenza
  • La Banca d’Italia riassume mensilmente tutti i dati elementari di sistema, attraverso le segnalazioni di Vigilanza, dati che in parte cede anche alla BCE per consentire il controllo sulla liquidità, sulla moneta e sui tassi , in altri termini su alcune variabili dell’economia nell’ambito delle competenze istituzionali del Trattato.
    • E tutto avviene in tempi brevissimi
  • La Banca d’Italia e la Consob, per la parte di vigilanza che le compete, dispongono di una enorme quantità di dati macroeconomici che alimentano il sistema informativo nazionale , sempre in tempi rapidi, per l’esercizio dei controlli di adeguatezza patrimoniale delle Banche , degli assetti e del
  • L’intero sistema bancario e finanziario , dei mercati , delle borse ( tutte ) ,l’intero sistema dei pagamenti nazionali e trasfrontalieri si chiude elettronicamente attraverso le aziende di Sistema ( SIA –Società interbancaria per l’Automazione –per le operazioni di grosso taglio tra banche e clientela ed SSB –Società servizi interbancari- per le operazioni mercantili di piccolo taglio, Pos, Bancomat etc etc ) e si chiude in tempo reale. Gli esempi più banali ma significativi sono le applicazioni sulle carte di credito e Bancomat che prevedono accessi alle banche del cliente e sistemazione delle operazioni nel volgere di
  • Il numero dei conti è arrivato alla iperbolica cifra di 33,2 milioni per quelli passivi e 7.5 milioni per quelli attivi sui quali figurano operazioni creditizie ( l’Italia conta una popolazione di 58 milioni di abitanti, 5 milioni circa di imprese , circa 22 milioni di occupati e circa 20 milioni di famiglie e questi numeri danno l’idea della bancarizzazione alla quale si è arrivati )
  • Il numero delle carte di credito attive è di ben 13 milioni , come di 24,7 milioni è quello delle carte di pagamento, mentre ai tradizionali n. 31 mila circa sportelli si aggiungono 27 mila Bancomat e 678 mila
  • E da ultimo il numero dei servizi di Home banking sempre al 2003 è di bem 8 milioni di
  • Le sole transazioni sui Pos ( dati della Banca d’Italia al 31 12/2004 sono state …………………

Sono numeri che impressionano ed erano assolutamente impensabili meno di 6 anni fa.

Ma per raccontare il livello di efficienza del sistema, occorrerebbe citare anche l’area contigua della finanza e dei mercati , in uno ai sistemi di pagamento, i cui dati hanno abbattuto , quasi azzerandoli , documenti cartacei e titoli di credito divenuti una specie residuale. Insomma l’obiettivo dell’Economia “paper less e cash less” , senza carta e senza moneta scritturale è stato raggiunto in pieno. E questo riguarda anche il mondo delle azioni, dei titoli di stato e delle obbligazioni che sono solo espressioni telematiche tradotte in bit in tutti i sistemi informativi.

E da questo punto occorre ripartire per capire quali sono i motivi per i quali il Progetto di “E-government, di E-Healt e di E- Learning” stenta a decollare salvo rare eccezioni.

I

L’Europa delle cinque “E”

Per capire l’’E-govenment occorre riandare alle origini dei Trattati, delle Risoluzioni, delle Direttive delle Unione Europea ; aiutano a capire quando sono nati i principi fondanti del fenomeno che sta attraversando l’Europa , di cui si parla molto poco , molto meno di tutte le politiche dei vari settori, molto meno di tanti eventi ad effetti più limitati

Di questo fenomeno delle cinque “E” della Società dell’Informazione Europea di cui in silenzio si stanno portando avanti progetti che cambieranno radicalmente le fondamenta della società nazionale ed Europea e che impatteranno anche sul modo di essere di noi cittadini europei ,con effetti a mio avviso rilevanti sui contenuti e sui profili della cittadinanza,si avranno ricadute oggi impercepibili nel loro insieme, impensabili e con effetti di deconstruction come dicono gli esperti di organizzazione e delle scienze sociali. Si deve smontare la vecchia Società Nazionale ed Europea per ricostruirne una altra.

La collettività nel suo insieme non ne ha grossa percezione; anche la politica non ne avverte l’onda d’urto, per fortuna, non la cavalca. La politica è disattenta, forse considera tutta l’Ict e le Tlc una materia per addetti ai lavori, anche quando essa nelle decisioni alte finisce per irrobustire Aziende , Regioni, Città. La politica vede più l’amministrazione nel suo insieme, fatta di regole e meccanismi che non di processi e tecnologie.

I giornali dicono poco rispetto all’ampiezza del fenomeno, lo dicono solo quelli con un certo profilo. Le grandi associazioni ( le lobby di potere) guardano ciascuno il loro pezzo ed interpretano le esigenze di parte. I testi dei giornali sono, infine, frammentari, più legati agli eventi che non ad una funzione di education, ( non è il loro mestiere ) e non danno la visione d’ensemble che è percepita solo dagli addetti ai lavori.

La televisione è quasi assente. Le materie trovano spesso in Rai Educational sui canali digitali (quindi con audience limitata , in orari limitati )

Le informazioni tutte sono invece largamente presenti sulle decine di siti dedicati difficili da interrogare per la complessità delle tematiche ed anche perché accedervi senza una preparazione di base senza sapere la loro storia , la loro origine , la loro finalità può contribuire a disperdere.

Se si potessi costruire un solo sito. o fare un libro, per spiegare le finalità di ognuno, indicando le aree di maggiore interesse per ogni tipologia di utente sarebbe un’opera di grande rilevanza nazionale,tanta è l’enormità di dati e tanto ponderosa è la documentazione che richiama ad altri link e ad altre materie e tanto forti sono i legami con il Diritto pubblico, con il Diritto amministrativo, con il diritto Costituzionale, con la Giustizia amministrativa, con il funzionamento della macchina pubblica.

E tutto ciò accade anche per una ridondanza che è tipica delle fasi in cui tutti fanno tutti e non c’è una autority o una funzione che governa le informazioni. Ma a valle dell’intero progetto ci saranno cambiamenti epocali della società, delle masse, dei ceti, della ricchezza , delle professioni ; sono cambiamenti che andrebbero governati nel durante e non a fine corsa.

Uno dei più grossi rischi è quello del digital divide di cui si parlerà con richiami specifici

Tutti gli esiti finali dell’Europa delle cinque “E” sono peraltro ampiamente descritti , immaginati esplosi in alcuni documenti fondamentali della Comunità.

Di ICT e di Telecomunicazioni i Trattati non ne parlano; ed anche quello di Maastricth, molto noto per una serie di ragioni diffuse ( Unione Europea, Vicinanza ai cittadini, cooperazione, progresso economico e civile, moneta unica , cittadinanza dell’unione, tema caro al Prof Cordini, artt a e B ed altri ) non ne parla né nei 17 Protocolli né nelle 33 dichiarazioni se non indirettamente alla dichiarazione n.ro 17 quando cita il diritto di acceso all’informazione.

Ne parla per incidens nella parte prima dei principi lettera M. quando dice che l’azione della Comunità comporta la promozione della ricerca e dello sviluppo tecnologico e l’incentivazione della creazione e dello sviluppo delle reti transeuropee.

Dichiarazioni di intenti che non vengono tra l’altro ripresi nel 1996 nel Trattato di Amsterdam che ha una finalità di natura Istituzionale, sull’acquis di Schengen, su alcuni profili della cittadinanza , sull’allargamento, sugli organismi. Infine nelle 50 dichiarazioni non vi è alcun cenno alla società della informazione.

Ma di Ict e di Tlc si comincia a parlare anche con obiettivi chiari nel libro Bianco di Delors del 1993 (1993) “Crescita, competitività, occupazione Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo – Libro bianco e se ne parla nel successivo libro verde del 1996 Libro verde (Vivere e lavorare nella società dell’informazione )

 

  • Quali sono i documenti fondanti?

Se fa un rapidissimo cenno. Sono una fonte inesauribile di conoscenza sui cambiamenti dei prossimi 5 anni, favoriti tra l’altro da una velocità delle tecnologie solo fino a qualche anno fa inimmaginabili.

Il primo è la risoluzione del Consiglio del 27 novembre 1995 sugli aspetti industriali nell’ambito della creazione della Società della Società della Informazione.

Il secondo è la risoluzione del Consiglio del 21 nov 1996 n. 96 /C 376/01 sulle nuove priorità in materia di politica relativa alla società della Informazione in cui il Consiglio invita a migliorare i servizi pubblici istruzione , sanità , cultura,trasporti e amministrazione, e l’accesso ai servizi.

Poi arriva la risoluzione del Consiglio del gennaio 1999 168/CE che adotta un programma specifico di ricerca e sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato “La Società della informazione di facile uso, dove per la prima volta si parla anche di “amministrazioni”

In esso c’è scritta tutta la summa teologica sull’uso dell’ICT e c’è un capitolo dedicato alle amministrazioni pubbliche con un richiamo forte alle informazioni per l’ampliamento e l’approfondimento dell’Unione Europea soprattutto per raggiungere cittadini nelle zone più remote e rurali. Leggere quei testi ed immaginare lo scenario finale della società di qui a qualche anno in avanti è un tutt’uno.

Gli stimoli sono enormi .Aiutano a capire quali saranno le nuove professioni vincenti , le attività vincenti sul piano della impresa e dei servizi,quali saranno gli strumenti, i supporti , i modelli relazionali ,come sarà la nuova società dopo il 2010..

Ma il documento che sintetizza tutto è la risoluzione del Parlamento Europeo su E-Europe “Una società dell’informazione per tutti ( tutti cioè cittadini, imprese , professioni, istitituzioni, nazioni etc )”, su iniziativa della Commissione per il Consiglio straordinario di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.

 

Per la prima volta su parla di E-Europe cioè l’Europa delle 5 “E”cioè della Europa della Informazione e della informazione come strumento competitivo per (E-gov., E-Healt,-E-learning-, E-commerce- e-Business )  che copre un periodo 2000/2002.

 L’Unione comincia a mettere a disposizione risorse e budget , regole e piani. I documenti ai quali riferirsi per capire il nuovo mondo sono :

Il Piano di azione per il Consiglio di Siviglia del 21 e 22 giugno 2002 tra cui si parla di moderni servizi pubblici on line ed Il documento n. 2 sugli indicatori per l’analisi comparativa tra paesi.

Il programma di lavoro viene inserito nel VI programma quadro con un budget di 2,660 miliardi di Euro sino al 2005. le ricadute sono quelle dei Por e delle altre iniziative cofinanziate a carattere nazionale e regionale e locale.

 Stato dell’arte in Italia tra passato e presente

 L’Aipa e la legge Istitutiva del 1993.

All’epoca dei documenti comunitari l’Italia non versava in una situazione di arretratezza

Per saperlo basta leggere l’art 7 del Dlgs 12 febbraio 1993 n. 39 “Norme in materia di sistemi informativi ed automatizzati delle amministrazioni pubbliche” e leggere ancora i documenti dell’Aipa dal 1994 in avanti per capire quanto lavoro nel periodo sino al 2001 sia stato fatto per far penetrare nella Pubblica amministrazione l’ICT, peraltro senza risorse dedicate e con un assetto normativo, organizzativo e strutturale inadeguato.

Ma leggi fondanti ai fini del cambiamento nella Pa sono quelle sul funzionamento della macchina pubblica : quella del 1987 delle Bassanini , e della Bassanini bis e ter sulla semplificazione amministrativa e la legge 7 Agosto 1990 n. 241 sul procedimento amministrativo, pietra miliare del rapporto cittadini pubblica amministrazione.

L’Aipa sulla materia della informatizzazione scrive decine di documenti, pagine , direttive e piani con una efficacia ed una effettività di poteri “relativa”. Trattasi di una autority che viene percepita più come un organo tecnico che come un organo strategico e politico.

Copre tutti o quasi gli spazi e le tematiche e non poche di esse vengono anche assunte in dlgs ancor prima della partenza dei piani Europei e dei piani Nazionali battezzati sotto l’acronimo dell’E-gov.d Viene anche istituito un Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione.

 Mancano però talune risorse di cui si dirà e manca la finanza che sarà poi alimentata, anche come risorsa aggiuntiva, specie nelle aree dell’obiettivo 1 attraverso i piani ed i programmi del VI programma quadro con i fondi della Comunità attraverso i Por Regionali ed altre risorse aggiuntive partitamente per i piani di sviluppo degli Enti locali a cominciare dalla Regioni.

Il dopo è da collegare alle iniziative della legislatura in corso che di fatto ha sfruttato l’abbrivio documentale dell’Aipa, le risorse della Comunità, il piano ineludibile 2002,2003,2004,2005 per stare al passo con l’Europa , il piano di E-gov per le Istituzioni locali e tante altre opportunità sia di natura organizzativa che di natura legislativa e regolamentare.

Senza voler scendere nelle diverse aree di funzionamento delle Pubblica amministrazione va detto e precisato che l’obiettivo finale dei piani , di tutti i piani, che da esso sono accomunati , è quello di far colloquiare come avviene nel sistema bancario e finanziario il cittadino e le imprese, senza limitazione di materie e senza limiti nella interlocuzione ,in maniera agevole e come si usa dire “friendly”,con tutti gli Enti dell’amministrazione centrale e locale. E questo deve poter accadere anche nel settore della sanità, della medicina e della formazione.

dFirma digitale: Direttiva 1999/93/CE, Legge 59/1997, T.U. 445/00 (Testo unico in materia di documentazione amministrativa

Efficienza interna della Pubblica Amministrazione:

Documento informatico: Legge 59/97, T.U. 445/00 (Testo unico sulla documentazione amministrativa), Dpcm 13/1/04 (Regole tecniche documento informatico).

Rete Nazionale della Pubblica Amministrazione e Sistema Pubblico di Connettività: Legge 127 del 1997.

Protocollo informatico: Dpr 428/98, T.U. 445/2000, Dpcm 31/10/00, Dpcm 14/10/03, Direttiva Pres. Cons. Min. 28/10/99. Archiviazione ottica Del. AIPA 42/01

E-procurement: Dpr 4/4/02, Regolamento per l’acquisto con procedure telematiche.

Processo telematico: decreto ministeriale 123/2001.

Telelavoro: Legge 191/98, Dpr 70/99, Del. AIPA 16/01. Armonizzazione IVA: D. Lgs. 52/04. Valorizzazione delle risorse umane (accesso e alfabetizzazione):

Sportello Unico: D.lgs. 112/98, Dpr 447/98.


I motivi sono chiari: efficacia ed efficienza dei servizi, abbattimento di fasi burocratiche e trasparenza, razionalizzazione dei procedimenti, riduzione di costi nella società per il cittadino comune e per le imprese che devono poter interagire con l’Ente di turno da casa o dalla sede dell’azienda, come oggi avviene nel sistema bancario.

Alla base delle nuove modalità il progetto sta facendo registrare evoluzioni tecniche , normative e strutturali fondamentali.

Con decorrenza 1 gennaio 2006 la Società tutta si avvarrà di un nuovo ordine giuridico costituito dal Codice Digitale , fatto di ben 76 articoli ponderosi, assistito da norme tecniche che in buona sostanza recitano della possibilità del cittadino e delle imprese di poter pretendere che il rapporto si sviluppi solo ed esclusivamente in maniera digitale.

Strumenti di questa nuova riorganizzazione la posta elettronica , la posta elettronica certificata , la carta elettronica per i cittadini e le imprese ; per le pubbliche amministrazioni il protocollo elettronico, il documento elettronico , gli archivi elettronici ed un riassetto che deve trasformare tutti i back office in front office , atteso che le operazioni devono potersi concludere solo ed attraverso la telematica.

In altri termini la Pa tutta deve ,in analogia al processo completato all’interno del sistema bancario, pervenire ad un livello di automazione tale da poter gestire pratiche semplici e complesse , ed anche pratiche nelle quali sia richiesto il contributo di un solo ente o di più enti , il tutto con una sola attività un solo procedimento.

Il progetto si snoda in tre livelli: quello centrale riferito alla Pa Centrale, quello intermedio riferito agli Enti Regionale cui può essere associato il mondo delle Istituzioni Province e quello periferico dei Comuni.

 In sintesi si può dire : che l’Amministrazione Centrale ha raggiunto punte di eccellenza riconosciute anche in Europa in alcuni Ministeri , ormai pervenuti ad un elevato livello di informatizzazione ( Finanze, Mef, Agenzie delle Entrate, ) ed in alcuni Enti , Inps.Inail , etc ove sono prevalse ottiche di riorganizzazione ai fini della cassa e delle speditezza dei processi connessi ed ottiche di riassetto della finanza pubblica.

Molti Ministeri sono impantanati in complessità che trovano anche ragioni in ritardi storici ed inefficienze derivanti da resistenze del sistema: Il Ministero della Giustizia. è un esempio. Il processo telematico già immaginato dall’Aipa è ben lungi dall’arrivare alla meta.

Le Regioni e le Province che non sono deputate a sviluppare un rapporto diretto con il cittadino presentano un vestito variegato e sono un po’ lo specchio dell’efficienza complessiva del sistema , derivando esse le risorse anche , in parte , dai bilanci propri ed avendo esse una autonomia che deriva dal rango Costituzionale, nel primo caso, e nel rango derivato dell’autarchia per le funzioni assegnate alle Province.

E qui cominciano i primi problemi della nostra società, che sono di scelte, di progettazioni autonome, di modalità che purtroppo sono state anche frutto della storia e del passato.

Sul sito del Cnipa. http://www.cnipa.it e sul sito cricitalia.it sono stati pubblicati i tomi 2004 che Regione per Regione rassegnano lo stato dell’arte del paese che, in considerazione delle problematiche sottese, finisce per diventare un paese a due tre velocità, in funzione dell’autarchia , della autonomia , della devolution , con una ricaduta ancor più pesante di quello dello stato dell’economia, perché automazione ed informatica sono condizioni strutturali che non si recuperano in mesi e lustri e che segnano differenze nella qualità della vita e dei servizi abissali irrecuperabili. Il sistema bancario tutto lo ha percepito tanto che oggi è difficile cogliere differenze nei servizi tra piccole e grandi se  non nella qualità e nella capacità dei rapporti.

Sullo stesso sito del CNIPA viene pubblicato in rassegna lo stato dell’arte dell’automazione dello Stato Centrale che vede punti di forza e di debolezza, aree quasi complete che introducono nella amministrazione centrale anche grandi cambiamenti nelle strutture e nei processi.

Per una comprensione dell’impatto va navigato il sito dell’Ex Tesoro oggi Mef.

In tutti i siti dei Ministeri è comune una grande dote di informazioni e di dati che da soli aggiungono valore all’idea progettuale.

Ma il vero problema italiano sul quale sono in corso studi,approfondimenti ed iniziative è quello degli Enti Minori , Comuni,Comunità Montane, Piccole Province che sono poi gli Enti deputati ad erogare secondo gli obiettivi della Comunità Europea e Nazionale 40 servizi fondamentali per i cittadini e 40 per le imprese che devono di fatto sovvertire il modello di società.

La devolution, l’autonomia amministrativa ed organizzativa saranno un problema sino a quando le amministrazioni, o meglio gli amministratori ed i politici, non avranno capito che il loro business è il servizio, come previsto dalla Costituzione e dalla legislazione ordinaria, che può e deve essere, attraverso soluzioni economiche, affidabili e di qualità. Quindi anche attraverso soluzione non proprie ma gestite da terze parti o attraverso soluzioni consorziate , consortile le più ampie possibili. Non una informatica per ogni campanile ma sotto un solo stendardo.

Imprese e cittadini, ma poi dobbiamo aggiungere studi , professioni, associazioni e chiunque abbia motivo di rapportarsi ,devono poster utilizzare un solo modo per relazionarsi: utilizzo dello strumento della rete.

L’E- government che non nasce, come per le Banche, sotto la spinta della rivoluzione ordinamentale, istituzionale ,  che non ha una scadenza ineludibili ( come l’Euro ) che non ha subito dalla fase di avvio la governace unitaria delle standardizzazioni di modelli , di processi e di procedure , che non è soggetta a sanzioni se non di natura politica attraverso il voto, ma che invece è stata anche un po’ lasciata libera di produrre e di pensare , è diventata e diventerà, a condizione che la società se ne avveda , il problema sociale degli anni dal 2005 in avanti. Il digital divide già presente sarà cosi di territorio, di infrastrutture ed anche di servizi.

Circa 12 milioni di cittadini quanti sono quelli dei Comuni sino ai 5000 abitanti difficilmente potranno aspirare a servizi on line. Ma differenze significative dipendenti dalle scelte sono anche dei Comuni Maggiori o Medi. Di certo si può dire che già oggi il digital divide è un problema rilevante sia per il paese al suo interno ma può esserlo anche domani per la Comunità che sulle cinque E punta per accrescere efficienza e competitività..

Conclusione:

Non è possibile in poche e sintetiche battute dare conto della Entità del problema.

Forse questa è materia di cui si dovrebbe fare carico una Autorità che renda pubblici i dati e le differenze e li faccia sapere .

E per stimolare la lettura in chi voglia ampliare il tema e capire cosa sta succedendo si segnalano i seguenti gruppi di siti, cui se ne potrebbero aggiungere molti altri che integrano le informazioni disponibili, tra cui quelli dell’E-Healt

Va anche detto che al tema di carattere generale dell’intera materia può subentrare anche la esigenza di esaminare singole aree, sulla base della divisione funzionale delle competenze dello stato.

Certamente all’obiettivo interno dei servizi va aggiunto per la migliore comprensione quello più generale costituita dal processo di completamento della Unione Europea, che mano a mano tende ad avvicinare legislazioni norme e modalità di esercizio del diritto di cittadinanza.

Certamente la leva dei sistemi informativi, dei dati e dei processi che li supportano è un fattore unificante. Lo è stato nel sistema bancario può esserlo in altri, a condizione che il presupposto normativo ,che ha linee comuni, diventi sempre più anch’esso unificante.

http://www.elearningeuropa.info/ http://www.learningcitizen.net/

Siti che presentano il problema , le iniziative in corso , che vedono l’Italia almeno in questo settore in forte ritardo, soprattutto nelle Università.

http://europa.eu.int/information_society http://www.innovating-regions.org/index.cfm http://www.europportunita.it http://fp6.cordis.lu/index.cfm http://www.eipa.nl/default.htm

http://europa.eu.int/information_society/eeurope/2005/all_about/egovernment/index_en.htm http://www.oecd.org/document

Siti dell’Europa dai quali è possibile attingere strumenti ed informazioni relative al processo di normalizzazione della pubblica amministrazione, di normazione Europea e di informatizzazione.

http://www.cnipa.gov.it http://www.impresa.gov.it http://www.impresa.gov.it http://www.crcitalia.it http://www.indicepa.gov.it/mappa.php http://www.italia.gov.it http://www.mininnovazione.it/

Siti nazionali i più importanti dai quali è possibile attingere normativi, strumento conoscitivi strategici, progetti, risorse impegnate e quant’altro che la sede di un piccolo documento non può riassumere e tradurre se non attraverso idee e indicazioni.

Forse il paragone con il sistema bancario fatto di circa 500 mila addetti e di 788 banche non è idoneo, perché i pubblici dipendenti oggetto della riorganizzazione e del nuovo modello culturale sono circa un milione escludendo medici ed insegnanti) sotto in cappello di Ministeri , Regioni 21, Province 101. I grandi Comuni non assommano a più di 50.

Ma chi volesse leggere qualche articolo pubblicato sul Denaro, giornale della Campania, sul sito il Denaro.it non ha che da fare una ricerca sugli articoli pubblicati sotto il nome di federico d’aniello.